Fatture false per pagare le mazzette. Lavori in nero, un affare da 1,2 milioni

PORTO MARGHERA. Centinaia di fatture false per creare “fondi neri” sufficienti a pagare le mazzette e comprare i regali per dirigenti e funzionari della Fincantieri.
Ma anche, naturalmente, per avere meno imponibile soggetto alle tasse. Fatture per giustificare operazioni inesistenti dal valore complessivo di un milione e duecentomila euro. Soldi bruciati in mazzette e regali. Il sistema “paga globale” scoperto dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia è un pozzo di San Patrizio di illegalità commesse dai titolari delle imprese di subappalto e sub-fornitura alla Fincantieri.
Gli uomini del colonnello Gianluca Campagna hanno sequestrato, durante vari accessi compiuti in passato in diverse imprese, centinaia di fatture che avevano lo scopo di testimoniare delle operazioni commerciali mai esistite ed emesse da aziende compiacenti.
Un castello di carte che ha permesso, in tre anni, di accantonare parecchio denaro in nero da usare per corrompere o pagare le mazzette richieste dai funzionari della Fincantieri.
Nei prossimi giorni inizieranno anche le analisi su computer e tablet sequestrati agli indagati per incrociare i dati recuperati da parte dei finanzieri coordinati dal sostituto procuratore Giorgio Gava. E quanto sarà trovato all’interno può riservare nuove sorprese, ma soprattutto conferme al castello accusatorio.
Per spiegare dove finiva tutto questo denaro gli inquirenti spiegano il sistema delle mazzette a tre livelli. Nel primo la mazzetta serviva ad “ammorbidire” la controparte con dazioni occasionali per favorire l’inserimento della propria società nell’elenco dei fornitori della Fincantieri.
L’importante era trovare il funzionario o il dirigente giusto da oliare e le porte si aprivano. Scrive il pm nel decreto di perquisizione: «L’accreditamento sarebbe agevolato dalla corresponsione di somme di denaro contante o utilità al personale preposto o altre persone aventi una sfera di influenza nei confronti dei responsabili dell’ufficio preposto».
Si passa poi al secondo tipo di mazzetta, quella che serve per ottenere le commesse. Qui la posta si alza. E se l’impresario non paga, non ottiene il lavoro.
La terza modalità era legata all’assegnazione delle commesse sotto costo. I dirigenti della Fincantieri, sono a conoscenza del basso numero di ore lavorative assegnate per queste commesse alle imprese.
Gli stessi funzionari hanno la facoltà di riconoscere ore aggiuntive per terminare il lavoro all’interno del cantiere. È scritto ancora nel decreto di perquisizione «sovente per concedere i Dcm (documento di coordinamento delle modifiche) pretendono di essere remunerati dai titolari delle imprese». —
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