Falò dell’Epifania, s’impenna lo smog
Chi sa leggere le falive dice che il 2013 sarà un anno fortunato ma per il momento i tanti e tradizionali falò dell’epifania accesi nel fine settimana in tutta la provincia hanno portato in dote un bel po’ di polveri sottili, almeno a leggere i dati registrati domenica dalle centraline Arpav della città.
Al parco Bissuola il valore relativo alla media giornaliera di pm10 è stato di 313 microgrammi per metro cubo, oltre cinque volte il valore di 50 microgrammi, soglia oltre la quale la qualità dell’aria è qualificata come scadente (tra 50 e 100) per poi diventare pessima (oltre i 100). Sabato, sempre alla centralina della Bissuola era stato rilevato un valore di 110 mentre, nei dieci giorni precedenti, con la sola esclusione del primo gennaio (valore: 131) la concentrazione era intorno ai 50 microgrammi per metro cubo. Sempre domenica concentrazioni molto elevate sono state registrate anche nelle stazioni di via Tagliamento (300), via Da Verrazzano (206) e in centro storico a Sacca Fisola (125). L’ipotesi dell’Arpav è che questi risultati siano il risultato di più fattori, dalle pessime condizioni meteorologiche (tra tutte la bassa pressione) alle molte piroe bruciate in città e provincia.
«È un’ipotesi sulla quale stiamo ragionando» spiega Luisa Vianello, responsabile del settore “Aria” dell’Arpav «considerando anche il fatto che i picchi sono stati registrati in tutte le centraline venete». Dati che oggi verranno analizzati nel corso della riunione dell’Osservatorio dell’Aria. Il fumo e nebbia hanno avuto l’effetto di formare una cappa grigia ma, oltre a qualche telefonata di protesta ai vigili del fuoco, il pronto soccorso dell’ospedale All’Angelo di Mestre non ha registrato accessi o interventi per difficoltà respiratorie. Che ci fosse una cappa grigia se n’è accorto anche l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, ospite sabato sera di un fuoco della befana a Zelarino.
«Non c’è dubbio che i fuochi abbiano influenzato la qualità dell’aria» dice «ma sono convinto che sia un prezzo che si deve pagare per una delle poche belle e sentite tradizioni che ci legano alla nostra storia e alla nostra cultura. Il Natale si celebra nei grandi magazzini, il Capodanno è una festa legata alle mode del momento, ma i fuochi dell’Epifania (che a seconda dei luoghi si chiamano vecie, piroe paroe o pan e vin, ndr) continuano a custodire la radice profonda della nostra storia. Se il prezzo da pagare è l’aumento delle polveri sottili per un paio di giorni credo che valga la pena pagarlo per preservate una tradizione importante e molto sentita». Certo, un paio di accorgimenti possono essere presi. «Il primo riguarda il luogo del falò, che preferibilmente non deve essere acceso in piazze o vicino ad aree densamente abitate» aggiunge Bettin «il secondo riguarda il materiale bruciato: legna, sterpaglie, sfalci Niente di più. Quello sui falò è un dibattito che mi ricorda quello sul suono delle campane, sono un elemento della nostra storia, da preservare, prendendo qualche accorgimento».
Un paio gi giorni fa era stato Andrea Zanoni, eurodeputato Idv e membro della commissione Ambiente e Salute, a scagliarsi, dalla sua Treviso, contro i falò: «I roghi dell'Epifania sono dannosi due volte, prima di tutto perché portano alle stelle i valori di inquinamento dell'aria che entra nei nostri polmoni e poi perché sono gravemente diseducativi dal momento che consentono la possibilità di bruciare rifiuti in deroga alla legge. Dalla combustione di legno vergine viene prodotta la famigerata diossina, una sostanza notoriamente altamente cancerogena».
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