Fallito “Mio Dino”, in 63 a rischio

Portogruaro. Guai seri per lo storico mobilificio di Summaga naufragato per problemi di liquidità
Di Claudia Stefani

PORTOGRUARO. Il tribunale di Pordenone ha dichiarato il fallimento per il noto mobilificio di Summaga “Mio Dino”: la crisi generale del settore del mobile e la mancanza di liquidità alla base del naufragio aziendale.

Sono 63 i lavoratori a rischio: i sindacati hanno già preso contatti con il curatore fallimentare nel tentativo di garantire ai lavoratori tutti gli ammortizzatori sociali possibili. L’unica speranza è che qualche imprenditore si faccia avanti per rilanciare sul mercato il noto marchio specializzato negli ultimi anni in arredamento per gli uffici e con commesse in Qatar. «Con Mio Dino se ne va un altro tassello importante del settore legno del nostro territorio», commentano Boris Brichese della Fillea Cgil e Vanni Vendrame della Filca Cisl, «La nostra preoccupazione principale è proprio quella di perdere un’altra azienda del territorio con un marchio forte sul mercato e commesse nel cassetto. Auspichiamo che ci siano possibilità di assorbimento del marchio per salvaguardare il maggior numero di professionalità possibili che altrimenti andranno perse». Con oltre 60 anni di storia alle spalle, la crisi del mobilificio di Summaga è iniziata ufficialmente alla fine del 2012 quando è iniziato il primo ricorso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori, con l’accordo della prima cassa integrazione guadagni ordinaria. Due anni prima la proprietà dell’azienda portogruarese aveva acquisito la Faram, storica azienda di mobili metallici di Giavera del Montello, dichiarata fallita un mese fa: 180 i lavoratori coinvolti nei due stabilimenti di Giavera e Spresiano. Nel gennaio scorso era stato tentato anche un affitto di ramo d’azienda dalla Faram verso Mio Dino, che non ha portato risultati ed è stato sciolto dopo soli tre mesi.

Dal 22 aprile scorso infatti i 63 lavoratori dello stabilimento di Summaga sono in regime di cassa integrazione straordinaria per cessata attività. Ora con la dichiarazione del fallimento, spetterà al curatore fallimentare decidere se chiedere o meno una nuova cigs per 12 mesi a partire dalla data di dichiarazione del fallimento. Tra l’altro i lavoratori avanzano da oltre un anno quasi cinque mesi di retribuzione, due da parte di Faram e tre da parte di Mio Dino: nei mesi scorsi i sindacati avevano concordato con la proprietà un piano di liquidazione degli stipendi arretrati che è stato rispettato solo per la prima rata. Il tribunale di Pordenone ha nominato curatore fallimentare Michela Colin con studio a Pordenone e giudice delegato Francesco Pedoja. L’adunanza dei creditori per la verifica dello stato passivo è stata fissata per il 24 ottobre prossimo.

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