Fallito il salumificio Zampini

Salzano. Naufragato il concordato con i creditori del noto gruppo
Tito Zampini in una foto d’archivio nel salumificio di Salzano
Tito Zampini in una foto d’archivio nel salumificio di Salzano
 
VENEZIA.
Uno dei più noti salimifici della terraferma veneziana è stato dichiarato fallito nei giorni scorsi dal Tribunale di Venezia dopo che, cinque mesi fa, gli stessi giudici avevano dichiarato aperta la procedura per il concordato preventivo. Era stato il titolare dell'azienda «Zampini Tito e figlio spa» a cercare di evitare il fallimento, ma i creditori non ci hanno creduto.
 Curatore fallimentare è stato nominato il commercialista mestrino Piero De Bei, lo stesso che era stato nominato commissario giudiziale per stabilire se vi erano le condizioni per il concordato, mentre i creditori sono stati convocati davanti al giudice delegato Roberto Simone per stabilire lo stato passivo il prossimo 13 luglio.  La «Zampini» occupava fino ad alcuni mesi fa una trentina di dipendenti in un enorme capannone a Salzano, stando alla documentazione presentata dallo stesso titolare il passivo aveva raggiunto quasi i sei milioni di euro. Il compito principale del commissario De Bei era stato quello di appurare se vi erano le possibilità di vendere l'azienda o di trovare qualcuno disposto a rilevarne la gestione in affitto, La legge permette agli stessi ex titolari, con un'altra società, di ottenere l'affitto d'azienda, purchè una parte dei debiti venga pagata. Ma evidentemente il progetto non è andato in porto.  La crisi del salumificio di Salzano oltre a produrre effetti negativi per l'occupazione in paese aveva creato non pochi disagi anche ai veneziani del centro storico. Tito Zampini, infatti, era uno dei due produttori che importavano cosce di giovane agnello castrato per fare la castradina, il tipico piatto di carne, brodo e verze preparato per la festa della Madonna della Salute di novembre. Non era stato un caso, quindi, che già per la scadenza delo scorso anno, molto prima del 21 novembre, non ci fosse un macellaio a Venezia che in negozio avesse ancora coscia di agnello. Il procedimento per la castradina inizia, infatti, più di due mesi prima: è necessario mettere in salamoia la carne, quindi peparla e aromatizzarla, infine affumicarla.  Accade spesso che siano proprio i creditori a decidere per il fallimento di una società anche dopo che il Tribunale ha ritenuto esistere le condizioni per un concordato preventivo. Stando alla legge, l'ultima parola, infatti, è proprio dei creditori che votano dopo aver ascoltato la relazione del commissario nominato dal Tribunale: la maggioranza decide.

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