«Fallito il marchio doc per il calzaturiero legalità a rischio»

Meneghetti (Femca Cisl): ha aderito solo l’1% delle aziende serve un patto di settore che freni le delocalizzazioni»

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«Il marchio doc della calzatura della Riviera del Brenta, a 4 anni dalla sua nascita, è fallito. Solo l’1% delle aziende del comparto vi aderiscono. Bisogna rifondare completamente uno strumento che certifichi legalità e qualità e che sia conveniente e apprezzato dalle aziende. Va rifondato anche il premio di vantaggio». A dirlo è Massimo Meneghetti, segretario provinciale della Femca Cisl, dopo i dati più che positivi che sono emersi dall’assemblea annuale dell’Acrib a Padova e che però non bastano per pensare al futuro di un settore che è cruciale per l’economia della zona.

Uno dei quesiti che si pongono i sindacati è quello di capire quale è il peso delle griffe e dei grandi marchi sulle quote di mercato della calzatura della Riviera.

«Va detto innanzitutto», spiega Meneghetti, «che deve essere avviato un lavoro per creare un vero e proprio patto di settore. È necessario così creare un osservatorio che chiarisca le quote di mercato dei vari soggetti che vo operano. Il peso delle grandi griffe”. Sulla necessità di capire quanto contano i grandi marchi in Riviera è chiaro anche Michele Pettenò, segretario della Filctem Cigl: «Serve un’indagine precisa», spiega, «per sapere quali fette di mercato controllano queste griffe che hanno importanti stabilimenti tra Fossò, Fiesso, Stra e Vigonza e quante aziende e dipendenti della zona sono a loro collegate».

I numeri parlano chiaro. Su 551 aziende del distretto, 350 hanno dimensione industriale. «È necessario con Acrib e le associazioni di categoria», spiega Meneghetti, «dare il via a una piattaforma che favorisca la partecipazione dei lavoratori alle attività di impresa, che sfrutti le innovazioni del decreto Industry 4.0, che tenga conto della formazione dei lavoratori, dell’organizzazione e degli orari di lavoro». In questo senso anche il fenomeno della delocalizzazione degli anni scorsi può rientrare. «Ci sono segnali di alcune aziende della zona», spiega Meneghetti, «che già sono rientrate da aree europee ed extraeuropee e di altre che vogliono rientrare per poter sfruttare le opportunità dello sviluppo tecnologico e del made in Italy. Il fenomeno va incentivato». Acrib con i suoi dirigenti ha detto chiaramente che questo di fatto sarà l’ultimo anno in cui verrà prorogato tout court il premio di vantaggio, un premio produzione per il 2018 che arriva fino a 1.080 euro nella fascia più alta. «La proroga del premio di vantaggio che ha coinvolto 4.500 lavoratori», conclude Meneghetti, «è una prima risposta, ma ribadiamo che la trattativa deve andare avanti per costruire l’impianto nuovo del premio, per aumentare le cifre da erogare ai lavoratori e per renderlo detassabile». —



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