Fallisce il tentativo in extremis di finanziare Porto Marghera

La commissione Bilancio giudica inammissibili gli emendamenti presentati per recuperare i fondi necessari a completare la “muraglia” antinquinamento e rientare nelle “aree di crisi complessa”
Di Gianni Favarato

È fallito il tentativo parlamentare di far entrare nella Legge di Bilancio per il 2017 due emendamenti “off limits”, giudicati inammissibili dalle Commissioni parlamentari al Bilancio e alla Finanza.

Gli emendamenti cercavano di recuperare, in zona Cesarini il mancato finanziamento di Porto Marghera per completare la “muraglia” di marginamento delle aree dismesse e inquinate, nonché i fondi straordinari per gli ammortizzatori sociali per le “Aree industriali a crisi complessa” persi per l’incapacità di tradurre in pratica le stesse decisioni della Regione Veneto approvate in Giunta e poi non debitamente sostenute fino alla conclusione della procedura di legge. Non è nemmeno stato preso in considerazione l’emendamento per il rifinanziamento della Legge Speciale per Venezia.

La lettera di Zaia. Non è bastata, dunque, la tardiva lettera del governatore Luca Zaia con la lista della spesa, tutta a carico del Governo nazionale, per risollevare l’occupazione dopo i duri colpi inferti dalla chiusura dei maggiori cicli produttivi e per completare le opere di messa in sicurezza e bonifica previste da accordi e intese istituzionali, ma irrealizzati.

È mancata una costante azione di rappresentanza e di “lobbing” in Parlamento da parte della Regione Veneto - magari con un gioco di squadra tra Comune di Venezia, la neonata Città Metropolitana e i parlamentari veneziani di tutti i partiti - che dal giorno in cui furono arrestati l’ex governatore Giancarlo Galan e il suo assessore per i problemi di Porto Marghera, Renato Chisso, si è limitata ad organizzare, poche settimane fa, un’unica riunione del Tavolo Permanente per Porto Marghera e spedire una lettera ai ministri competenti firmata dall presidente della giunta regionale, Luca Zaia.

La “muraglia” incompiuta. Il decreto fiscale (collegato alla Legge di Bilancio) che prevede «disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili», non autorizzerà lo stanziamento di 280 milioni di euro per il completamento degli interventi per la messa in sicurezza del Sito di interesse nazionale (Sin) di Porto Marghera, con il completamento degli ultimi 3 chilometri e mezzo di “marginamento” della muraglia di palancole lunga 44 chilometri che trattengono gli inquinanti che filtrano dal terreni ancora da bonificare e li dovrebbero inviare alla depurazione al Pif di Fusina.

Lo hanno stabilito le commissioni parlamentari al Bilancio e alle Finanze, giudicando “inammissibile” l’emendamento presentato dal deputato leghisti Filippo Busin e altri due sui colleghi di partito. Secondo l’emendamento, che avrebbe aggiunto l’articolo 11 bis, i 280 milioni avrebbero dovuto essere distribuiti come contributo straordinario tra il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, l’Autorità portuale di Venezia e la Regione Veneto. Le quote destinate ad ognuno degli enti sarebbero state calcolate «secondo la ripartizione delle competenze previste dagli accordi di programma per la bonifica e la riqualificazione ambientale del Sin di Venezia». Per completare la “muraglia” servirebbero almeno 300 milioni di euro (oltre gli 800 già spesi) che a questo punto bisognerà trovare da un’altra parte con una opportuna azioni di convincimento a livello governativo che fino ad ora non c’è stata.

Area a crisi complessa. Le Commissioni parlamentari non hanno nemmeno “ammesso” l’emendamento alla legge di bilancio presentato dai deputati veneziani del Pd, Andrea Martella e Michele Mognato, dopo l’approvazione dell’ordine del giorno che hanno presentato alla Camera nell’estremo tentativo di far rientrare Porto Marghera e anche Murano nel decreto di finanziamento aggiuntivo di ammortizzatori sociali (cassa integrazione e mobilità) del decreto per le aree industriali a crisi complessa, tra le quali non figuravano queste due importanti aree veneziane, malgrado lo prevedesse un decreto della Regione del 2014 che dopo l’arresto di Galan e Chisso non è più stato sostenuto in sede governativa per il suo recepimento formale.

«Si tratta di questioni basilari», hanno commentato Mognato e Martella, «auspichiamo dunque che il Governo voglia assumere iniziative concrete e strutturali per Venezia, che da tempo chiediamo incessantemente a livello parlamentare. La logica dell’emergenza, del rattoppo all’ultimo momento, non è più compatibile con la salvezza della città lagunare».

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