Fallimento Record Cucine curatore davanti al giudice

Pramaggiore. La commercialista Vigani ha ribadito ieri le accuse ai tre indagati di bancarotta fraudolenta per aver distratto grosse somme dalla società

PRAMAGGIORE. Per oltre un’ora, ieri mattina, la commercialista Emanuela Vigani davanti al giudice veneziano Roberta Marchiori ha risposto alle domande del pubblico ministero Stefano Ancilotto e dei difensori, gli avvocati Antonio Franchini e Tommaso Bortoluzzi. Ma, soprattutto, ha ribadito le sue accuse nei confronti dei tre indagati per bancarotta fraudolenta, Ettore Setten, il figlio Fabio e Luciano Rebecca, i primi due titolari e il terzo amministratore delegato della Record Cucine, di cui il rappresentante dell’accusa ha chiesto il rinvio a giudizio. Gli avvocati della difesa hanno invece chiesto il rito abbreviato che ieri è iniziato con l’interrogatorio del curatore fallimentare dell’azienda di Pramaggiore. Prossima udienza il 17 marzo.

Il fallimento era stato dichiarato tre anni fa: il 5 settembre di quell'anno il Tribunale fallimentare di Venezia aveva chiuso la procedura di concordato preventivo, che era stata aperta nel marzo dello stesso anno, e aveva dichiarato il fallimento per la Record Cucine di Setten. L'azienda di via Pacinotti era l'ammiraglia del gruppo Setten e la seconda azienda del settore legno del territorio per numero di addetti, ma versava in gravi difficoltà economiche dal 2011. Secondo la curatrice, i titolari avevano distratto somme considerevoli in seguito a vari versamenti fatti dalla società Record Cucine a Ettore Setten (l’ammontare complessivo sarebbe stato di 1,2 milioni di euro). Le uscite di quelle cifre dai conti dell’azienda erano avvenuti nello stesso periodo in cui era scoppiato il caso del Calcio Treviso, di cui Setten era patron e fallito pure quello.

Secondo il pubblico ministero, una parte di quei soldi sarebbero stati utilizzati per sanare i bilanci della società calcistica. A quanto pare già in una memoria difensiva, gli stessi Setten, avevano ammesso che una parte del denaro era finita nel bilancio del Treviso.

Oltre alla figura principale, cioè Ettore Setten, industriale e noto dirigente sportivo, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche il figlio Fabio e l'ex amministratore delegato.

Ben diversa la linea degli avvocati Franchini e Bortoluzzi: sostengono che successivamente al versamento delle cifre sui conti del Treviso calcio e prima della dichiarazione di fallimento dell'azienda, Ettore Setten avrebbe finanziato i soci per somme ben superiori a quelli “stornati”.

Complessivamente si tratterebbe di una cifra di oltre tre milioni di euro. Sempre secondo la difesa ci sarebbe giurisprudenza consolidata della Cassazione per dire che in questo caso c’è una “bancarotta riparata”. Il fallimento si è costituito parte civile con l’avvocato Fabio Sarra.(g.c.)

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