Fallimento della Rimen srl Braga a processo per bancarotta

Due amministratori patteggiano: Righetto un anno e 11 mesi, Meneguzzo un anno e otto mesi Sequestrati beni per due milioni e mezzo. Il commercialista mestrino avrebbe nascosto il dissesto
Di Giorgio Cecchetti

Un noto commercialista mestrino, Luigi Braga, sotto processo per bancarotta il 6 luglio prossimo, il sequestro di beni mobili e immobili fino a due milioni e mezzo di euro e il patteggiamento dei due amministratori che sono rimasti al vertice della società per dieci anni, dal 1999 al 2009. Queste le decisioni del giudice veneziano Alberto Scaramuzza, durante l’udienza preliminare, sulla base delle indagini coordinate dal pubblico ministero Stefano Ancilotto.

Al centro del procedimento la vicenda della Rimen srl di Malcontenta, azienda di progettazione e costruzione di impianti industriali chimici, che inizialmente aveva una ventina di dipendenti, per la maggior parte esperti tecnici. Ieri gli avvocati difensori (Umberto Pauro e Francesco Franchini) degli storici amministratori, Andrea Righetto (36 anni di Mira) e Alessandro Meneguzzo (43 anni, Scorzè), hanno trovato l’accordo con il rappresentante della Procura e, sfruttando la possibilità offerta dal codice penale di uno sconto di un terzo, hanno patteggiato la pena di un anno e undici mesi di reclusione Righetto e un anno e otto mesi Meneguzzo (per entrambi è scattata la sospensione condizionale).

Rinvio a giudizio per il processo davanti al Tribunale disposto per il commercialista mestrino Luigi Braga (74 anni, studio in via Circonvallazione) e per l’amministratrice degli ultimi anni prima del fallimento, dichiarato il 30 maggio 2011, la bulgara residente ad Atene Rumyanka Raychinova (52 anni).

Stando alle indagini della Guardia di finanza e alle relazione del curatore fallimentare, il commercialista Emilio Borella, Righetto e Meneguzzo avrebbero cominciato ad avviare il dissesto nel 2005 e tra quell’anno e il 2007 avrebbero ritirato dal conto corrente intestato alla società presso la Banca popolare di Puglia a Padova 205 mila euro e altri 54 mila dal conto corrente presso la Cassa di risparmio di Venezia, filiale di Mira. Nel 2007, poi, avrebbero inviato bonifici per altri 83 mila euro nei conti in testati alla Plast Coop scarl di cui i due imputati erano soci. Non solo, nello stesso anno, avrebbero pure ceduto alla Italease Network spa un fabbricato composto da un laboratorio metalmeccanico e due appartamenti, tutto questo in pregiudizio dei creditori. Negli stessi anni, infine, i due avrebbero favorito alcuni dei loro creditori, pagando una cifra complessiva di 298 mila euro ad Hypo Alpe Adria Bank, a Bartolini spa, ad Auto Gamma srl, a San Paolo Leasint, a Siderurgica Marghera srl e ad altre società.

Nei bilanci della Rimen srl del 2005 e dei due anni seguenti avrebbero “dimenticato” di inserire posizioni debitorie considerevoli nei confronti dell’Agenzia delle entrate e dell’Inps, falsificando la reale situazione patrimoniale e finanziaria, tanto che gli istituti di credito avevano continuato a finanziare la loro azienda. Anche la Raychinova ci metteva del suo, visto che dal 2009 al 2011 (il fallimento è del maggio di quell’anno), in qualità di amministratrice, dava in affitto l’azienda alla Plast Coop di Righetto e Meneguzzo senza far loro pagare il canone di 30 mila euro. Il commercialista Braga, infine, anche lui amministratore per tre mesi nel 2009, si sarebbe astenuto di chiedere il fallimento della Rimen sapendo che la crisi di liquidità era iniziata nel 2005 e il completo dissesto era già chiato dal 2007.

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