Fallimenti e molti progetti a vuoto, quattro crateri stoppati dalla crisi
MESTRE. Riflettori puntati sull’ex Umberto I, i quattro ettari di “buco nero” in centro a Mestre. Qui la spinta all’investimento privato è congelata dopo dieci anni di attese tradite. L’ex Umberto I è emblema di degrado e di “desertificazione” di un intero quartiere, quello di via Circonvallazione che confidava nelle tre torri e nella fermata Sfmr (i cui cantieri, bloccati da mesi, dovrebbero ora ripartire) per rilanciarsi come zona. Non se ne è fatto nulla: le case private oggi valgono meno e chi ha un negozio è un “resistente”.
Altrove gli investimenti privati sono in fermento, grazie ad una regia pubblica.
Se guardiamo all’area della stazione, a partire da via Ca’ Marcello, gli alberghi muovono l’interesse di investitori, quasi tutti stranieri, per milioni di euro. Altri attendono il nuovo accordo di programma sulla stazione voluto dal sindaco Brugnaro e rallentato da luglio. Un’altra regia pubblica, quella del Piano degli interventi con 100 progetti ritenuti prioritari potrebbe sbloccare il destino anche di ruderi del centro (vedi articolo sotto).
Anche via Circonvallazione chiede una azione pubblica di pressione per sbloccare una vicenda da troppo tempo nello stallo e cambiare un destino di desertificazione che fa paura a tutti, nella attesa, snervante, di novità dal tribunale fallimentare. Tema sullo sfondo della occupazione dell’ex Cup dei giovani di Loco, disattivata dal Comune murando lo stabile, tra le critiche dei residenti.
L’ex ospedale è un terreno privato, certo. Venduto dall’azienda sanitaria alla trentina Dng, ora in fallimento, per 52 milioni. Una cordata privata ha proposto un concordato per acquisirla per 18 milioni.
Altri edifici sono in abbandono per guai economici dei proprietari. In via San Pio X c’è la Torre San Lorenzo, nata con il Piruea di Cel-Ana. Cemento al posto del giardino pubblico per un edificio non ultimato che va in deperimento. La proprietà è della Nova Marghera, società dellla Pio Guaraldo ( famiglia Marinese) dichiarata fallita lo scorso maggio.
In via Sansovino ci sono 120 alloggi non terminati. Nei giorni scorsi qualcuno ha sfondato la recinzione per entrare a dormire. Anche l’ultima ditta costruttrice è in cattive acque e i lavori si sono di nuovo fermati. Va detto che i terreni sono quelli dell’ex centrale Enel data in permuta dal Comune per acquistare villa Erizzo, oggi sede della biblioteca cittadina.
La variante per l’ex Umberto I della giunta Orsoni prevedeva un albergo (100-120 camere); una galleria commerciale di 16 mila metri quadri; meno di 2.500 metri quadri di residenza (10% in social housing). Al Comune dovevano andare, oltre al parcheggio, i vecchi padiglioni e 18 mila metri quadri a verde per un parco.
Senza il passaggio dei padiglioni, che non è avvenuto causa fallimento della Dng, la variante e il progetto valgono oggi come la carta straccia. —
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