Faida familiare, spari nella notte
VIGONZA. Una pioggia di fuoco per lavare l’onta e imbrattare di sangue una faida familiare. Dodici colpi di pistola sparati nella notte alla cieca e un Kalashnikov che s’inceppa proprio nel momento dell’assalto. La famiglia dei Major contro quella dei Pavan.
In ballo stavolta c’era solo l’onore e questi nomadi hanno fatto sfoggio di tutta la loro cattiveria e spregiudicatezza. Chi ha guidato nella notte il commando di vendicatori non si è fermato nemmeno di fronte al fatto che nel campo da crivellare di colpi vive anche la figlia minorenne. È uno dei motivi per cui la sparatoria del 17 ottobre scorso è stata tenuta sotto stretto riserbo. C’era paura di far sapere che i giostrai possono arrivare a tanto.
Dopo sette mesi d’indagine la polizia ha scoperto chi c’era dentro quell’Audi S4 (esattamente come quella gialla che ha seminato il terrore nel Nordest). Sono cinque pluripregiudicati con una sfilza di reati come rapina, furto, lesioni. Sono sempre stati mossi dai soldi ma stavolta no, a spingerli a premere il grilletto è stato l’onore.
Vigonza, campo di via Maroni, area attrezzata con casette prefabbricate e roulotte. Qui, ormai da anni, vivono i Pavan. È il 14 ottobre 2016. C’è una coppia che litiga da giorni. Lui è Joy Pavan, lei è Isenia Cassol. Litigano perché lei ha iniziato a lavorare e lui non vuole. Potrebbe essere solo una lite di coppia. Invece no.
Dalle parole si passa alle mani. Joy colpisce non solo la compagna ma anche il suocero Fabio Major. Questo è lo sgarro che genera l’odio tra le due famiglie.
Nei giorni successivi la famiglia Major che abita tra Vedelago, Riese e Pianiga, organizza la vendetta. Che nei piani dev’essere dura.
Si procurano le armi: pistole semiautomariche calibro 9 e Kalashnikov. Rubano un’auto: una potente Audi S4. Studiano il percorso per arrivare al campo dei Pavan. E lo fanno grazie ad Allen Gabrielli che però si trova in una situazione difficilissima. Dentro al campo dei Pavan c’è sua figlia minorenne. Questo crea una serie di attriti con la moglie ma alla fine il desiderio di vendetta ha la meglio.
Il 17 ottobre, giorno della sparatoria, gli investigatori della Squadra mobile di Padova captano un’intercettazione telefonica molto sospetta: “Andiamo a farci il pescetto”. È una frase in codice. Alle 23 scatta il blitz. In quattro (Moretti li guida lì ma poi se ne va) arrivano in via Marconi a Pionca, abbassano i finestrini e fanno fuoco come matti. I proiettili crivellano le pareti delle casette e delle roulotte. I Pavan, che forse attendevano una reazione, rispondono al fuoco e centrano una o due volte la carrozzeria dell’Audi.
Polizia e carabinieri iniziano a indagare sulla sparatoria e gli investigatori della Mobile si ricordano di quella frase sentita nella sala intercettazioni della Procura. Cominciano a seguire Moretti e scoprono che è lui a procurare auto e armi.
Passo dopo passo riescono a dare nomi e cognomi alla squadra che senza esitazione ha sparato ad altezza uomo. Passano i mesi e due di loro (Moretti e Innocenti) partecipano pure a una violenta rapina in provincia di Pistoia.
Ieri mattina il blitz della polizia con le perquisizioni nei campi disseminati tra le province di Venezia e Treviso e l’arresto dei cinque giostrai.
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