Fabrizio Tamburini «Quest’anno resto poi vedremo»

Lo scienziato ha ritirato il premio “Veneziano dell’anno” Margherita Hack: lasciarlo andare via sarebbe da imbecilli
Di Roberta De Rossi
Interpress/Mazzega Pellicani Venezia, 13.01.2013.- Teatro La Fenice, Sale Apollinee, Fabrizio Tamburini premiato come "Veneziano dell'anno 2012" dall'Ass. 7 Mari.-
Interpress/Mazzega Pellicani Venezia, 13.01.2013.- Teatro La Fenice, Sale Apollinee, Fabrizio Tamburini premiato come "Veneziano dell'anno 2012" dall'Ass. 7 Mari.-

«Dimostrare che la luce avanzi a "vortice", come un fluido, è una straordinaria scoperta scientifica della quale essere orgogliosi, dalle molte, importanti applicazioni pratiche, nel campo della televisione, della telefonia, della medicina. Farsi scappare uno scienziato così sarebbe da imbecilli: costringere gente tanto preparata ad andare all'estero è da paese sottosviluppato come tende sempre più ad essere l'Italia. Attribuendo a Fabrizio Tamburini il premio di “Veneziano dell’anno” l’associazione Settemari si è dimostrata molto meno miope dei politici italiani. La scoperta di Tamburini avrà importanti ricadute pratiche: auguro a Fabrizio di riempirsi di soldi». Giunge da Margherita Hack l’investitura più affettuosa per Fabrizio Tamburini: le parole della scienziata-simbolo di tante battaglie scientifiche e civili arrivano via video - il medico le ha impedito di muoversi da Trieste - nelle Sale Apollinee della Fenice, gremite per la cerimonia. Un premio che - ricorda il sindaco Orsoni, nel paragonare Tamburini a Galileo, «che dal campanile di San Marco dimostrò al doge le potenzialità del suo cannocchiale, come Tamburini ha fatto da palazzo Ducale con i suoi vortici» - «è un riconoscimento ai nostri cittadini illustri, in un ruolo di supplenza della Settemari nei confronti del pubblico. Ho letto che Tamburini potrebbe essere un altro “cervello in fuga”: in Italia serve maggiore consapevolezza sull’importanza della ricerca scientifica, mi auguro possa sviluppare qui le sue ricerche, anche perché abbiamo bisogno di persone che diano l’esempio».

«Purtroppo ci sono pochi soldi in Italia per la ricerca, soprattutto per accelerare le potenzialità delle applicazioni. Per quest’anno resto, poi vedremo: se va tutto come spero vada, ci scuserete se tra qualche mese vedrete tre di noi festeggiare sbronzi in piazza San Marco, vorrà dire che è andato tutto bene», scherza scaramantico l’astrofisico veneziano nel ritirare il riconoscimento dalle mani del presidente Massimo Rigo. E si commuove nel dedicare la giornata «ai miei genitori, che non ci sono più». Lo hanno cercato università di mezzo mondo, ma il 2013 può essere quello della svolta: dopo dieci anni di ricerche che gli hanno valso la stima internazionale e un esperimento tenuto a battesimo da Elettra Marconi a palazzo Ducale che l’ha fatto conoscere al grande pubblico, dopo una vita di precariato da geniale ricercatore a 1400 euro all’Università di Padova - in sala, anche il sindaco Flavio Zanonato - Tamburini ha lasciato l’ateneo e aperto una sua società di telecomunicazioni, per tradurre in applicazioni (e giusto riconoscimento economico) quelli che chiama affettuosamente “fotoni imbriaghi”, «quella proprietà della luce che si intuiva, ma che noi abbiamo dimostrato, di attorcigliarsi attorno all’onda di frequenza come un vortice, capace di trasportare molte più informazioni audio e video, di far funzionare 10 volte più veloci i nostri smartphone, di dare dettaglio d’immagine inimmaginabile, applicazioni sulle quali, per ora, non posso dire niente, ma che tra qualche mese potrebbero - ci auguriamo - fare il botto. Sono emozionato e onorato: Venezia mi ha permesso di realizzare un sogno».

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