Fa sesso in chat e viene ricattato
San Donà. L’amica virtuale chiede a un 40enne 1.500 euro per non pubblicare il video. Lui la denuncia
SAN DONÀ. Sesso virtuale in chat, 40enne del sandonatese ricattato da un’avvenente straniera conosciuta in rete. La donna lo aveva minacciato di pubblicare un video su youtube in cui si vedeva l’uomo completamente nudo e intento a parlare di sesso con lei se non le avesse fatto recapitare immediatamente 1.500 euro.
Lui, insospettabile impiegato della zona, aveva risposto a un messaggio ricevuto in una chat privata da questa bellissima e prosperosa ragazza. Una giovane molto sensuale, inizialmente riservata poi sempre più disinibita. Prima si sono scambiati reciproche avances, complimenti sul proprio aspetto fisico, eleganza, simpatia. Raggiunta una certa intimità e fiducia, la donna ha iniziato a esibire il suo corpo seducendo l’uomo da poco conosciuto che poi ha fatto altrettanto. Su insistente richiesta della donna, il 40enne si è spogliato completamente mostrando anche il volto. Ormai era caduto nel tranello.
In gergo si chiama sexting e consiste nello scambio di foto e video senza veli o hard tra amanti che frequentano la rete. Molte volte il gioco si ferma allo scambio di immagini e video, poi prosegue anche dal vivo con la frequentazione. Ma purtroppo in diversi casi il gioco sessuale si trasforma in un ricatto con estorsione. Una volta registrato il filmato dell’uomo, la ragazza ha tolto la maschera e chiesto direttamente 1.500 euro per non pubblicare i video nel circuito di youtube in modo che li potessero vedere tutti. Lui ha capito di essere stato incastrato, anche perché in quei filmati a luci rosse si vedeva perfettamente il suo volto. Il 40enne si è sentito il mondo cadere addosso e aveva già pensato di pagare la somma richiesta, quando si è confidato con un amico che gli ha suggerito di non pagare e di fare subito denuncia. E così ha fatto. Questo è il secondo caso emerso nel territorio del Basso Piave. Era accaduto anche a un uomo residente a Fossalta, subito aiutato dai parenti che avevano rintracciato la ragazza che lo voleva ricattare convincendola a desistere. Spesso le minacce si risolvono in un nulla di fatto perché gli estorsori, che sovente sono vere e proprie organizzazioni di uomini e donne, insistono un po’, ma alla fine non pubblicano nulla in rete. In altri casi sono stati segnalati episodi di bullismo tra studenti e soprattutto studentesse. Ragazzine che avevano filmato delle coetanee a scuola, minacciandole poi di diffondere le immagini su piattaforme digitali e chat quali Whatsapp. Altre volte sono accaduti altri episodi simili tra coppiette di ragazzi e ragazze che utilizzavano foto e immagini colte nell’intimità per sbeffeggiare o raggranellare qualche soldo, magari delle schede telefoniche. In tutti questi episodi il consiglio è sempre di confidarsi con i parenti o amici fidati e presentare denuncia alle forze di polizia.
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