Expo Venice, l’ipotesi è l’autofallimento
MESTRE. La strada è tutta in salita e parte dei soci hanno già deciso di farsi da parte convinti di trovarsi di fronte a un vicolo cieco, con il rischio di andare a sbattere contro il muro. C’erano soci per un totale di circa il 60% delle quote ieri all’assemblea della resa dei conti di Expo Venice, la società guidata da Giuseppe Mattiazzo che gestiva il Pala-Expo di Marghera e che è naufragata dopo l’esperienza di Aquae, il padiglione collaterale all’esposizione di Milano che si è chiuso con 80 mila visitatori al posto degli 800 mila annunciati. L’assemblea ieri si è aperta con la ratifica delle dimissioni del presidente, Cesare De Michelis che, contatto, si limita a confermare le dimissioni.
Motivo per cui l’assemblea ha deciso di nominare, al posto di un rinnovato Consiglio di amministrazione, un amministratore unico, individuato nello stesso Giuseppe Mattiazzo, e di procedere all’affitto del ramo d’azienda relativo ai servizi turisti e congressuali e il Contact center, per un totale di venti dipendenti, a una nuova società del consorzio Arv di Bologna, specializzato nella logistica. Il ramo dedicato a fiere ed esposizioni, con una manciata di turisti, rimarrà invece in capo a Expo Venice, con marchi come il Salone Nautico di Venezia, il Festival del Mare o l’Open Air Expo. Per farne cosa? «Al momento tutte le operazioni sono aperte», spiega Mattiazzo, nei nuovi panni di amministratore unico. A dire quale sarà la scelta migliore saranno i consulenti Matteo De Poli e Gianluca Vidal ma ieri i soci presenti (c’erano tra gli altri i rappresentanti di Fiera di Vicenza, Fiera di Verona, Scp Scarl, Apv, Charta) ascoltati anche i consulenti legali avrebbero convenuto sul fatto che la scelta più probabile è quella che vede l’amministratore presentare istanza di autofallimento.
Per farlo bisognerà aspettare il bilancio del 2015, nel quale dovrebbero esserci perdite per almeno 9 milioni di euro. Sarà presentato all’assemblea dei soci nell’arco di alcune settimane. «Vedremo di salvare il salvabile», cerca di smussare Mattiazzo, «capire se ci sono Fiere interessate a qualche marchio, e poi faremo le nostre valutazioni, sono scelte che spettano più ai consulenti che all’amministratore unico». Nella ricostruzione di quanto accaduto nel corso dell’ultimo anno Mattiazzo ha puntato il dito soprattutto contro il «sedicente finanziere Umberto Ronsisvalle» - così viene appellato in una nota ufficiale - con il quale era stata stretta un’intesa che prevedeva l’affitto del ramo d’azienda di Expo Venice attraverso la società Venezia 4.0. Nonostante Ronsisvalle abbia gestito l’azienda per due mesi non ha mai scucito un euro, motivo per cui l’operazione è stata definitivamente annullata per inadempienze contrattuali. Tanto che Expo Venice ha dato incarico ai legali per la promozione di una causa, e il recupero dei crediti quanto meno per i due mesi d’effettivo affitto del ramo d’azienda. Il mancato passaggio di Expo Venice a Venezia 4.0 ha rappresentanto la goccia che ha fatto traboccare un vaso che però era già bello colmo, tanto che c’è chi è convinto che in realtà quel vaso sia traboccato già da un po’ e che ci sia la necessità di capire di chi sono le responsabilità.
Tra questi il socio Airiminum, l’aeroporto di Rimini il cui amministratore delegato, Leonardo Corbucci, in una lettera inviata ai soci nei giorni scorsi, subito dopo la convocazione dell’assemblea di ieri, ha ricordato come siano sempre state inevase le richieste di chiarimenti a Mattiazzo sulla situazione debitoria della società tanto che, non ricevendo risposte, la stessa Airiminum - si ricorda nella lettera- ha presentato, ancora a marzo, un esposto alla procura della Repubblica. All’assemblea non hanno partecipato i soci più piccoli come Cna, Confesercenti o Confidustria.
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