Ex Umberto I, ultimatum ai privati

La giunta concede altri sei mesi per il rilancio dell’operazione di recupero. Contatti tra Dng e possibili investitori sull’area
Di Mitia Chiarin
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, via Circonvallazione/ Buco nella recinzione dell'area dell'ex ospedale Umberto I
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, via Circonvallazione/ Buco nella recinzione dell'area dell'ex ospedale Umberto I

È proseguito anche ieri l’intervento di “blindatura” dell’ex Cup di via Antonio Da Mestre e gli operai hanno lavorato sul retro, tra l’erba alta che i residenti della zona chiedono venga tagliata per garantire la pulizia e l’igiene di quest’area, dove è stata segnalata anche la presenza di topi. «Bisogna insistere su un concetto di fondo: il riutilizzo intelligente delle strutture abbandonate», ribadisce uno dei residenti, Leandro De Rossi. «Anziché renderle inaccessibili e inutilizzabili lasciandole in totale abbandono, senza fare nemmeno manutenzione e pulizia al verde circostante, questi spazi vanno dati ai cittadini. Ci sono tante associazioni che cercano una sede, senzatetto “controllati” che cercano un riparo, tanti bambini indigenti che vorrebbero disporre di un po’ di verde dove giocare e tanti cittadini mestrini che non vorrebbero veder morire degradati così insipientemente i luoghi della città».

Tema ribadito di recente anche dal comitato Mestre Second Life che si batte per un recupero immediato dell’area.

Il problema di fondo, noto a tutti, è che l’ex Cup come l’intero compendio dell’ex Umberto I di via Circonvallazione non sono pubblici ma dei privati della società trentina Dng. Il loro progetto da 200 milioni per tre torri fino a cento metri si è bloccato da otto anni, dopo le demolizioni del nosocomio. Partiranno mai i cantieri? Nuove voci indicano spiragli positivi per settembre, con possibili investitori interessati a rilevare e realizzare il progetto. Vedremo. Intanto dell’ ex Umberto I si torna a parlare in Comune la prossima settimana: la commissione Urbanistica martedì discute della mancate osservazioni e della contestuale approvazione della variante numero 13 al Piano degli Interventi che prevede la conferma dei 8.700 metri quadri a destinazione ricettiva-alberghiera da «svilupparsi attraverso un unico insediamento alberghiero, senza aumento dell’edificabilità massima prevista nel compendio immobiliare». Il riferimento è contenuto nella delibera del 23 giugno scorso che approva le modifiche operative al protocollo d’intesa, datato 2013, per la cessione da parte della Dng al Comune dei padiglioni dell’ex ospedale.

Come noto, la variante che va in commissione martedì prossimo e sarà votata in consiglio comunale nella seduta del 14 luglio (la convocazione è in entrambi i casi nel Municipio di Mestre) è un tassello, importante, della procedura che entro dicembre 2016, grazie alla proroga di sei mesi decisa dalla giunta Brugnaro, dovrà portare ad approvare anche la variante al piano di recupero e la variante alla convenzione. Sei mesi in cui la Dng deve ottenere dalle banche che hanno finanziato l’intervento il via libera alla cancellazione delle ipoteche presso la Conservatoria dei registri immobiliari e di conseguenza i padiglioni Cecchini, Pozzan, De Zottis, il complesso delle suore, la chiesetta e l’ex direzione sanitaria poi Cup di via Antonio Da Mestre devono passare al Comune di Venezia come attrezzature di interesse collettivo. Nell’area le varianti al piano prevedono anche 16 mila metri quadri di commerciale.

Tutti sperano che l’intesa stavolta vada in porto con il via ai cantieri nella grande area abbandonata e il recupero da parte del Comune dei padiglioni.

Il termine del 31 dicembre, ricalca quello di fine giugno, scaduto e prorogato e ribadisce un concetto chiaro: se il 31 dicembre non sarà firmato il contratto di cessione «l’amministrazione comunale si riserva di revocare le varianti urbanistiche previste dal protocollo d’intesa». Che vuole dire ricominciare da zero.

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