Ex Umberto I, battaglia sugli spazi chiusi
VENEZIA. Ai cittadini che hanno raccontato al nostro giornale che «è più violento abbandonare un’area che occupare uno stabile abbandonato», il sindaco Luigi Brugnaro ieri mattina ha risposto con un cinguettio: «Qualcuno pensa che siano le occupazioni dei Centro Sociali la soluzione per far rinascere la zona dell’ex Umberto I. Io penso invece che sarebbe il colpo di grazie finale. Noi lavoriamo perché l’area sia acquistata dal fallimento da soggetti privati che la rilancino investendoci».
Dopo essere stati sgomberati qualche settimana fa dallo spazio occupato Loco in via Piave, il gruppo di giovani (appartenenti ai centri sociali, ma anche ad associazioni come Marghera Libera e Pensante), hanno infatti provato a insediarsi nell’ex Cup, ma sono stati ancora sgomberati.
Tuttavia l’intervento delle forze dell’ordine non è stato condiviso da molti cittadini della zona: «Vengono etichettati come centri sociali, ma non mi sembra facciano parte di organizzazioni mafiose e se contribuiscono a riqualificare l’area non mi sento di incolparli, anzi. Hanno ripulito dalle erbacce lo stabile», commenta Enrico Michieli, fondatore dell’associazione Mestre Second Life, nata proprio per proporre progetti sull’ex Umberto I, ma chiusa dopo due anni di mancanze di risposte dal Comune.
«Il sindaco dice che sta cercando di vendere a soggetti privati, ma dovrebbe come minimo venire qui a raccontare alle persone che ci abitano a chi vuole vendere e per farci cosa». Michieli si è trasferito con la famiglia in questo quartiere non appena hanno iniziato a demolire l’ex ospedale, nel 2008. Lui, come molti altri cittadini, ieri pomeriggio ha fatto un salto all’assemblea nel parco pubblico vicino all’ex Cup, organizzata dal gruppo di giovani che stanno raccogliendo firme a sostegno dell’iniziativa (in due giorni già 400).
«Sappiamo che ci sono persone che non condividono la modalità, ma tantissimi ci hanno detto che la nostra presenza serve perché porta vitalità all’area», spiega il portavoce dell’ex Loco Sebastiano Bergamaschi, «Il punto nostro non è solo quello di non avere uno spazio, ma di poter ricostruire che cosa non ha funzionato e di mettere in luce quello che manca. Quest’amministrazione costruisce alberghi e continua a parlare di sicurezza, ma prendiamo oggi (ieri, ndr). Quanti soldi sono stati spesi dei poliziotti là fuori?».
Il riferimento è al camioncino e alla volante della polizia che da quando hanno tentato l’occupazione sono piazzati in via Antonio da Mestre. Chi passeggia si ferma a dare un’occhiata: «È un delitto lasciare chiuso l’ex Cup» spiegano Elda Eva e Lorenzo Rizzato «Per noi anziani poteva essere un luogo di ritrovo, quanto ai ragazzi... Nessuno spazio dato ai giovani è mai sprecato». —
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