Ex Telecom, il presidio delle associazioni: «Basta con violenza e abbandono»
La manifestazione sabato sera, dopo il caso di stupro nell’edificio in disuso: «Serve un piano per recuperare i buchi neri della città»

«Basta stupri, basta violenza, basta abbandono. Sorella non sei sola». Il grande striscione realizzato con lo spray, è stato appeso davanti all’ingresso del grande palazzo ex Telecom di via Carducci dai ragazzi di Pandora, che hanno voluto gridare tutta la loro rabbia contro l’ennesimo episodio di violenza di genere avvenuto in città. E in uno dei luoghi simbolo della Mestre che si arrende al degrado. Assieme a loro, c’erano cittadini comuni, portavoce di comitati, da Giampaolo Conte a Nicola Ianuale, quest’ultimo per il gruppo di lavoro di via Piave, e semplici residenti che hanno deciso di non voltarsi dall’altra parte.
Le voci della protesta
«Quanto dobbiamo aspettare perché Venezia smetta di essere solo luogo di turismo di massa e si interessi a quello che succede davvero ai cittadini?» ha domandato Valentina Valerio, megafono alla mano. «Quanto dobbiamo aspettare per iniziare davvero a fare qualcosa per questi spazi abbandonati che avrebbero mille utilità, che potrebbero diventare case sicure, consultori, centri di accoglienza, e quanto dobbiamo aspettare per far si che la violenza di genere diventi un problema reale da risolvere per chi ne ha gli strumenti?». Ha proseguito: «Forse scendendo in piazza ogni due settimane entrerà nella testa che le donne muoiono per colpa di un sistema e non per colpa di mostri. Siamo qui per una di noi della quale fino al giorno prima nessuno si interessava perché era una senza fissa dimora, trattata come feccia della feccia. Una come altre che non guardiamo in faccia quando prendiamo il bus e loro dormono qui dentro». Poi un grande appello: «Chiedo a tutti noi di smettere di essere indifferenti, smettere di pensare che ci siano persone di seria A e di serie B. Dobbiamo pensare a diventare una comunità resistente che lotta contro ogni forma di discriminazione, fermare le violenze e cambiare il mondo e Mestre». Stesso pensiero di Maria Mingardi e di tutte le donne che hanno preso la parola ieri. E sul presidio fisso con i vigilantes annunciato dal sindaco Brugnaro: «È inefficace e inefficiente, sposterà solo il problema da un’altra parte, come abbiamo visto da dieci anni a questa parte. Non servono poliziotti più atleti, ma presidi sanitari e più soldi ai sevizi sociali».
Un fondo di investimento
Il consigliere Gianfranco Bettin, presente ieri, ha ragionato sui luoghi di degrado e chiesto uno «sforzo finanziario straordinario per superare i buchi neri e trasformarli in risorse mettendoli subito in sicurezza, creando un fondo di investimento contro i buchi neri». Ha proseguito: «Abbiamo troppi luoghi che accolgono e producono sofferenza violenza e pericolo per i soggetti più a rischio come la ragazza stuprata, un serve piano forte per contrastare questi luoghi». Ieri all’ex teatro Momo, sono iniziati i lavori per realizzare il reticolato che andrà a chiudere l’area sotto sequestro diventata ritrovo di spacciatori. Nei prossimi giorni saranno installate le protezioni come annunciato dal sindaco. E dopo Pasqua si lavorerà ancora anche all’ex Telecom per chiudere i nuovi buchi.
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