Ex fondatore della Ditec attacca Veneto Sviluppo

QUARTO DALTINO. «Ho presentato un piano industriale con delle credenziali che si possono definire solo “eccellenti” per ridurre i danni causati ai dipendenti e collaboratori della Ditec dalla nuova proprietà svedese, ma Veneto Sviluppo ha valutato la domanda con criteri meramente contabili senza tenere nella minima considerazione capitali e competenze». A scrivere una lettera al governatore Luca Zaia è Angelo Menuzzo, 67 anni, imprenditore e ricercatore di Silea, ingaggiato come consulente da una nuova società con l’intenzione di dare continuità alla Ditec, la ditta altinate controllata dalla svedese Assa Abloy, che ha deciso di delocalizzare la produzione in Cina e in Repubblica Ceca con il rischio della perdita di 70 posti di lavoro. L’imprenditore spiega che la politica, dai sindaci dei Comuni coinvolti «avevano individuato in Veneto Sviluppo lo strumento per permettere la nascita di questa nuova società» ma che di fatto i rapporti si sono interrotti. E si rivolge a Zaia dandogli del “tu”: «Ti lascio immaginare l’amarezza di uno come me, nel constatare che nulla è cambiato da quando 40 anni fa ho incominciato a lavorare fondando la Came poi la Ditec e diverse altre società minori che attualmente impiegano direttamente o indirettamente almeno 800 dipendenti nel solo Veneto. In questo periodo i miei progetti con oltre 50 brevetti, hanno di fatto fondato l’intera industria dei cancelli automatici e derivati nella nostra Regione, ma mai una sola volta sono riuscito ad ottenere fondi o semplicemente appoggi dal potere politico». All’imprenditore ha risposto velocemente il presidente di Veneto Sviluppo in persona, Giorgio Grosso, precisando che l’agenzia gestisce fondi pubblici e che lo deve fare secondo le norme regionali e comunitarie che li regolano. «Il piano non prevedeva alcun salvataggio della Ditec o di suoi rami d'azienda», precisa, «a Veneto Sviluppo era stato chiesto di entrare nel capitale della costituenda società e la richiesta è stata da noi valutata positivamente». Ma precisa anche «che l'operazione proposta non era compatibile con la regolamentazione dei fondi e che non c'è stata alcuna disponibilità a modificare l'impostazione da parte dell’imprenditore». Insomma, una diversità di vedute. Sulla vicenda sono intervenute le due sindache rispettivamente di Quarto e di Roncade, Silvia Conte e Simonetta Rubinato, le quali si dicono disponibili a convocare subito un tavolo per riavviare quel dialogo interrotto: «Menuzzo ha presentato un piano industriale per mantenere in Veneto il know-how di un'eccellenza come Ditec e creare nuovi posti di lavoro. Ma Veneto Sviluppo non coglie lo stretto legame di questa nuova realtà con la vicenda Ditec. Ci appelliamo anche noi a Zaia perché intervenga a sostegno di questa iniziativa, come sindache siamo disponibili a metterci in gioco, il piano industriale presentato è soltanto un primo passo per dare continuità allo stabilimento e il sostegno di Veneto Sviluppo potrebbe dare quell’accelerazione necessaria al buon esito».
Marta Artico
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