Evita un gatto e va nel fosso salvata dai carabinieri eroi

Michela Gastaldi di Camponogara rischia di annegare a Vigonza a bordo dell’auto «Entrava acqua, credevo di morire. Battevo sul vetro e gridavo, nessuno sentiva»

CAMPONOGARA. Per evitare un gatto che le ha attraversato improvvisamente la strada, ieri poco prima di mezzanotte è finita con la Fiat 500 capovolta nel fossato di via Prati a Vigonza con un metro d’acqua, rimanendo imprigionata nell’abitacolo. Per fortuna una pattuglia dei carabinieri di Pionca di Vigonza che si trovava nelle vicinanze è arrivata sul luogo in pochi minuti e l’ha tratta in salvo. «Mi sono vista persa», racconta ancora sotto choc Michela Gastaldi, 24 anni, educatrice in un scuola materna di Camponogara, paese dove vive con i genitori, «L’auto si era rovesciata sul fianco e dalla porta del passeggero l’acqua ha cominciato a salire. Non sapevo quant’era profondo il fossato e non vedevo la strada perché ero a testa in giù. Non sapevo esattamente dov’ero perché quella strada l’avrò fatta due volte. L’asfalto era un po’ bagnato, gocciolava. Quando ho visto il gatto ho sterzato subito, ma la strada è talmente stretta che con la ruota posteriore ho sentito subito l’erba e non sono più riuscita a controllare la vettura».

Finita capovolta nel fossato, Michela ha creduto di essere spacciata. «In quei momenti ho pensato che sarei morta. Mi sono detta: qui rimango sola, nessuno mi viene a salvare». La giovane è stata presa dal panico e ha cominciato a battere i pugni sul finestrino e a chiamare aiuto, sperando che il rumore dello schianto avesse allertato qualcuno. «In auto avevo il telefonino, ma non lo trovavo», continua Michela Gastaldi, «poi l’ho visto, era volato dalla parte opposta. Per recuperarlo mi sono allungata facendomi male perché ero agganciata alla cintura di sicurezza che si era bloccata. Ma è stato un bene che l’avessi perché era l’unica cosa che mi tratteneva, è stata la mia salvezza visto che l’acqua continuava a invadere l’abitacolo».

Michela, terrorizzata, non ha pensato di telefonare alle forze dell’ordine. «Ho chiamato subito una mia amica che abita lì vicino», spiega, «Ero stata a una conferenza con lei e l’avevo appena riportata a casa. Lei sarebbe arrivata subito, ma non ha risposto. Così ho chiamato papà e gli ho spiegato com’ero messa».

Roberto Galstaldi ha immediatamente chiamato il 112 e ha avvisato anche il fidanzato della figlia e insieme sono partiti per Vigonza. I carabinieri erano già sul posto, raggiunto in brevissimo tempo dopo essere stati avvisati da una residente che, nel sentire il botto, era uscita in strada. «Battevo sul vetro e gridavo, mi veniva da svenire e nessuno mi sentiva», dice ancora Michela, «Ho cercato di resistere, poi mi è apparso il viso di un carabiniere. Gli ho detto “ti prego, salvami”. E stato il mio angelo. Subito dopo è arrivato anche un carabiniere con gli occhiali, che mi diceva come fare per staccare la cintura. Stavo accendendo la macchina, mi hanno detto di accendere solo il quadro e cercare di abbassare il finestrino, ma non si apriva. Cercavano di tirarmi fuori, ma la cintura non si staccava. Mi hanno sollevata, così sono riuscita a sganciarla e mi hanno tirato fuori dal finestrino di guida. Quando sono uscita ho abbracciato forte il carabiniere con gli occhiali, continuavo a dirgli grazie. È stato bravissimo, sono stati tutti bravissimi: i carabinieri, il personale dell’ambulanza, i vigili del fuoco. Sono stata veramente graziata, andrò di persona a ringraziarli tutti».

Giusy Andreoli

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