Evade l’Iva: arrestato un imprenditore

Il portogruarese Mauro Ghezzi è accusato di aver frodato il Fisco per tre milioni di euro commerciando pneumatici cinesi
Di Rosario Padovano

PORTOGRUARO. I carabinieri del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Portogruaro e i funzionari dell'Ufficio delle Dogane di Treviso hanno eseguito un ordine di custodia cautelare emesso dal giudice delle indagini preliminari del tribunale trevigiano nei confronti del titolare di una società di pneumatici con sede a Fossalta di Portogruaro, Mauro Ghezzi, 46 anni, nato in Svizzera ma residente nella vicina Portogruaro.

L'uomo è accusato di evasione fiscale nell'ambito di un commercio fraudolento di pneumatici di marca cinese, ed è stato accompagnato al carcere del Castello di Pordenone. Ha subìto il sequestro preventivo di due appartamenti a lui intestati a Bibione.

Secondo l’accusa attraverso un collaudato sistema di frodi fiscali carosello, l'Ufficio Dogane trevigiano ha scoperto danni per le casse erariali che ammontano a 3 milioni di euro. Le cifre però in proposito sono discordanti, perché secondo fonti vicine ai carabinieri l'Iva evasa non supererebbe quota 1,4 milioni.

I fatti avrebbero avuto come fulcro la città di Treviso, da febbraio 2011 a dicembre 2013. Da qui sarebbero partite infatti le ordinazioni. Il traffico, via mare e attraverso le autostrade, si svolgeva prendendo spunto da una direttiva del 1977 in base alla quale il commercio tra un Paese e l'altro dell’Unione europea si può svolgere con la cosiddetta "sospensione" dell'Iva, diversa da Paese a Paese. Il meccanismo di funzionamento dell’Iva nelle frodi carosello, viene utilizzato per “scomporre” il prezzo del bene dal primo all’ultimo passaggio della catena, così da eliminare, in sostanza, l’aggiunta dell’Iva sul costo finale che ci si trova a pagare.

Una prima società vende (fittiziamente) ad una seconda, solitamente con sede all'estero, che ha il compito vero e proprio di innescare il carosello. Infatti questa società, detta cartiera perché produce vendite solo cartacee, generalmente non esiste, possiede solo una partita Iva ma è priva di una sede, e il suo rappresentante legale è un soggetto pagato per farsi intestare i recapiti societari (detto testa di legno). La cartiera, ricevuto per finta il bene dal primo soggetto (che spesso è l’ideatore della frode), lo cede ad un altro acquirente che formalmente ha tutte le carte per essere inquadrato come soggetto commerciale esistente e regolare. Secondo gli agenti dell'Ufficio Dogane il "sistema" è stato realizzato attraverso l'utilizzo di società nazionali e comunitarie, ciascuna delle quali con un ruolo ben definito e funzionale alla realizzazione del sistema illecito, sfruttando il fatto che la cartiere emettevano fatture senza pagare Iva.

Le società cartiere, intestate a donne in questo caso, solo sulla carta acquistavano gli pneumatici di origine cinese dai fornitori comunitari per caricarsi del debito di Iva, non assolvendola, e consentire quindi alle ditte nazionali destinatarie della merce un'indebita detrazione dell'imposta. L'indagine ha fatto emergere anche un innovativo meccanismo. Consisteva nell'importazione degli pneumatici cinesi presso un porto italiano, simulandone a livello cartaceo la spedizione in un paese comunitario e facendo configurare il successivo rientro in Italia. Con il doppio risultato di evadere l'imposta nazionale e costituire illeciti capitali all'estero. Pare che Ghezzi fosse il motore di tutto, ma agli atti del giudice risultano altri indagati. Ora resta da capire come risponderà Ghezzi, e se risponderà, di fronte alle domande del giudice trevigiano.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia