Evade detenuto cinese: era ammesso al lavoro esterno
VENEZIA. “Un detenuto cinese ammesso al lavoro all’esterno al carcere di Venezia Santa Maria Maggiore non si è presentato sabato sul posto di lavoro e non è rientrato in carcere. E’ dunque tecnicamente evaso e sono quindi in corso le ricerche per assicurarlo alla giustizia”. Ne da notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Questo è un evento che purtroppo si può verificare, anche se la percentuale dei detenuti ammessi al lavoro all’esterno che non fa poi rientro in carcere è minima”, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE. Capece, sottolineando che i cinesi detenuti in tutta Italia erano 237 al 28 febbraio, aggiunge: “È del tutto evidente che un detenuto ammesso a lavorare fuori dal carcere che non rientra in cella allunga ovviamente la sua permanenza nelle patrie galere. Ma il lavoro all’esterno per i detenuti è utile (e la stragrande maggioranza di chi ne fruisce ha un comportamento ineccepibile) proprio per creare le condizioni di un percorso trattamentale e rieducativo finalizzato a intessere rapporti con la famiglia. Anche scontare la pena fuori dal carcere, per coloro che hanno commesso reati di minore gravità, ha una fondamentale funzione anche sociale. Come ad esempio il lavoro di pubblica utilità per i soggetti sorpresi alla guida in stato di ebbrezza, che consistente in una prestazione di lavoro non retribuita a favore della collettività da svolgere in via prioritaria nel campo della sicurezza e dell’educazione stradale”.
Il leader del SAPPE evidenzia infine che anche il grave episodio del mancato rientro del detenuto in carcere a Venezia Santa Maria Maggiore è “sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E che a poco serve un calo parziale dei detenuti, da un anno all’altro, se non si promuovono riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale”.
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