Eutanasia. Il marito rivela: "Ho portato Anna a morire in Olanda"

In coma da un anno per emorragia cerebrale, è deceduta il 14 ottobre. Il marito Martien van der Burgt: «Lo aveva chiesto lei nel testamento biologico». Giovedì il funerale
Anna Busato, deceduta il 14 ottobre, e il marito Martien van der Burgt
Anna Busato, deceduta il 14 ottobre, e il marito Martien van der Burgt
GARDIGIANO. «Ho fatto la cosa giusta, ho fatto la sua volontà, come aveva scritto nel suo testamento biologico». Così Martien van der Burgt, 62 anni, saluta la moglie Anna Busato 57 anni, morta lo scorso 14 ottobre in Olanda. Da un anno era in coma per un'emorragia cerebrale.


Una morte naturale, arrivata dopo aver contratto una polmonite dopo che le erano state interrotte le terapie in una casa di cura olandese, come del resto lei aveva richiesto nel suo testamento biologico. Il caso di Martien e della moglie Anna era scoppiato lo scorso marzo, quando l'uomo, residente da molti anni a Gardigiano di Scorzè, aveva lanciato un appello: «Per Anna non c'è più nulla da fare. Il suo testamento è di lasciarsi morire ma qui in Italia non è permesso, aiutatemi».


Martien voleva portarla in Olanda per lasciarla morire. Cì è riuscito solo a fine giugno, con fatica. Ha fatto quello che in cuore gli sembrava giusto, rispettare la volontà di Anna. «Mia moglie - racconta - è stata trasferita in Olanda in ambulanza e io l'ho seguita in macchina. E' stata portata in una casa di cura per malati gravi. Sono rimasto lì con lei fino al 14 ottobre, quando è morta. Abbiamo celebrato il funerale con parenti e amici, poi è stata cremata. Ora sono rientrato a Gardigiano con lei e le sue ceneri. Giovedì alle 11.30, nel cimitero di Gardigiano, faremo una celebrazione con una benedizione del parroco. Poi la metteremo in un loculo e riposerà qui, nella frazione di Scorzè». La frazione dove la coppia ha sempre vissuto.


Dunque finisce il calvario del signor van der Burgt, anche se ancora non accetta quanto gli è successo. «Certo - racconta - è difficile metabolizzare la morte della persona che ami. Da un anno non era più con me ma è deceduta da pochi giorni e non mi sono ancora ripreso da quanto è successo. Ho avuto tempo dodici mesi per prepararmi alla sua morte definitiva ma quando succede, si fatica ad accettare. Lei era già morta il 4 novembre dello scorso anno. So solo che ho fatto la cosa giusta per lei portandola in Olanda, quella che aveva scritto nel suo testamento biologico».


Nelle ultime volontà della moglie, infatti, scriveva testuale: «Quando non potrò più esprimere la mia volontà esigo il diritto di morire in modo dignitoso. Desidero non essere tenuta in vita artificialmente, evitare qualsiasi tipo di accanimento terapeutico come anche l'alimentazione con sondino. E desidero farmaci per alleviare il dolore fisico, in quantità e qualità tali anche da provocare la morte». E così è stato fatto. Certo, non in Italia, ma nei Paesi Bassi.


«Non si era più ripresa - continua van der Burgt - e non c'era più speranza sin dall'inizio. Ironia della sorte, giovedì prossimo, quando sarà fatta la celebrazione in cimitero, cadrà giusto un anno da quando era entrata in coma. E' stato un giorno significativo quello, e lo sarà anche giovedì. Il 4 novembre 2009 ha cambiato la mia vita per sempre e spero che dal 4 novembre 2010 possa ricominciarne una nuova per me. Non torno in Olanda, resto qui a Gardigiano, perché è qui la mia vita».

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