Eutanasia e imbalsamazione per Iroso, l’ultimo mulo degli alpini

Una parte dell’Associazione nazionale delle “penne nere” si oppone: meglio la morte naturale. Ma la sofferenza è evidente. Oggi la visita definitiva del veterinario
Borin Anzano Iroso nato nel 1979 matricola 212 ultimo mulo esercito Giuseppe longo sistema criniera con Antonio De Luca
Borin Anzano Iroso nato nel 1979 matricola 212 ultimo mulo esercito Giuseppe longo sistema criniera con Antonio De Luca

VITTORIO VENETO. Sì o no all’accanimento terapeutico per l’ultimo mulo degli alpini? E l’imbalsamazione è davvero proponibile, come sollecitano in tanti, a partire dal reparto Salmerie di Vittorio Veneto? Si chiama Iroso, classe 1979. È davvero l’ultimo esemplare vivente dei muli della brigata Cadore. È cieco e dev’essere abbattuto.

Anzi no. Una parte dell’Associazione nazionale alpino (Ana) si oppone, vorrebbe tenerlo in vita fino alla morte naturale. Ma la sua sofferenza è evidente. Così evidente che chi l’ha salvato dalla macellazione, Antonio De Luca, imprenditore forestale di Anzano, in comune di Cappella Maggiore, ieri ha pianto a dirotto quando ha visto l’animale incapace di muoversi, fare un passo in stalla e andare a sbattere. Ieri mattina, pertanto, si è riunito d’urgenza il Consiglio dell’Ana di Vittorio Veneto per decidere sulla sua sorte. Nessuna decisione: troppo delicata la materia. Oggi o domani arriverà il veterinario, nella stalla di Antonio De Luca, ad Anzano, per decidere la sua sorte. Ma ecco il dramma dei 2.800 alpini della sezione di Vittorio Veneto.

Il sindaco Gianantonio Da Re ha proposto a De Luca e, quindi, al reparto salmerie, di non farlo soffrire troppo e, quindi, di abbatterlo in modo da poterlo imbalsamare ed esporre nella stazione ferroviaria della città, che l’Ana presieduta da Angelo Biz sta ristrutturando. Oppure di portarlo nel museo naturalistico del Cansiglio, tra i cervi e gli altri animali imbalsamati. “Iroso”, d’altra parte, ha lavorato per una quindicina d’anni nella foresta.

«Io che vivo da 20 anni quasi in simbiosi con ‘Iroso’» interviene De Luca «sono d’accordo con il sindaco. L’ultimo mulo è un simbolo, testimonia una storia lunga, eroica, che si va a chiudere». Ma non tutti la pensano come De Luca. «Comprendo il nostro commilitone che ha salvato dal macello, vent’anni fa, 13 muli, gli dobbiamo tutti un grande onore» afferma Silvano De Nardi, alpino della Val Lapisina, «ma ritengo che la sezione non possa vivere di feticismo. La città onora già i muli con un monumento a Sant’Andrea».

Ma l’imbalsamazione, si o no? «Vogliamo verificare se ci sono i presupposti tecnici. Ci dirà l’imbalsamatore veterinario che arriverà nelle prossime ore se l’operazione è affidabile. La pelle di Iroso, infatti, non pare del tutto solida, da qui a qualche tempo potrebbe squamarsi».

De Luca, insomma, seppur favorevole, consiglia prudenza. Iroso fu acquistato da Antonio De Luca, titolare di un’azienda di legname, nel 1993 dalla Brigata Alpina Cadore che l’aveva messo all’asta. Anzi, di muli ne comprò 13, 4 nella penultima asta di Belluno, nel 1992, 7 nell’ultima, l’anno successivo. Altri due De Luca andò a prenderseli a San Candido, da un macellaio, che voleva ucciderli per fare insaccati.

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