Esuberi della Pometon in venti rischiano il posto

Maerne. I contratti di solidarietà scadono domani e non ci sono novità Ieri sciopero per l’articolo 18, la Fiom: se licenziano occupiamo la fabbrica
Di Alessandro Ragazzo

MAERNE. Una protesta per difendere l’articolo 18, sì, ma anche per riaccendere i riflettori sulla Pometon in vista di un autunno che potrebbe essere caldo. Ieri mattina i lavoratori dell’azienda metallurgica di Maerne hanno scioperato dalle 7.30 alle 9.30 (turnisti) e dalle 8 alle 10 (giornalieri), con un presidio esterno al cancello d’ingresso e, di fatto, impedendo ai camion di varcarlo. L’idea è nata dalla Cgil Fiom, anche se i lavoratori assicurano che anche gli operai di altre sigle si sono detti solidali incrociando le braccia. Non si è registrato alcun intoppo e a metà mattina gli stabilimenti si sono ripopolati.

La sigla sindacale ha voluto, così, far ritornare l’attenzione sulla fabbrica che conta quasi 180 dipendenti, proprio alla vigilia della fine del contratto di solidarietà che riguarda a rotazione circa venti lavoratori. Domani, infatti, scadrà il provvedimento deciso e adottato a inizio gennaio e non si sa ancora cosa succederà nell’immediato futuro.

«Non abbiamo avuto alcuna comunicazione da Pometon», spiega Giuseppe Minto di Fiom Cgil, «e per noi dall’11 ottobre tutti i lavoratori dovranno rientrare in azienda in modo regolare. Abbiamo proposto di usare la cassa integrazione ordinaria così come si sta facendo in Aprilia a Scorzè ma non abbiamo ricevuto risposte. Non accetteremo licenziamenti, altrimenti verremo qui con le tende. Pure oggi i lavoratori hanno dimostrato di essere uniti, compatti e avere dignità».

Resta in piedi la questione esuberi, anche se il numero non è stato ancora definito. «Si era parlato di circa 20», prosegue Alberto De Rossi della Rsu Fiom Cgil, «ma non abbiamo avuto notizie». L’iniziativa di ieri è stata la prima di una serie in vista della manifestazione del 25 ottobre in piazza San Giovanni a Roma e indetta dalla Fiom Cgil in difesa dell’articolo 18. La sigla sindacale veneziana ha scelto di partire proprio da Maerne, dove nei mesi scorsi c’era stata una forte battaglia interna; qui, infatti, la Cgil ha incassato il parere favorevole del Tribunale del Lavoro di Venezia e vinto la causa sull’accordo separato firmato da Pometon con la Cisl.

«I lavoratori saranno sempre compatti», aggiunge ancora Giuseppe Minto, «se il governo decidesse di mettere mano all’articolo 18. Abbiamo voluto dare un segnale forte e ci siamo riusciti anche guardando a quanto succederà il 25 ottobre. Nei prossimi giorni ci saranno altre iniziative dei metalmeccanici».

In attesa di conoscere i piani dell’azienda sugli esuberi, la Pometon rappresenta la punta di diamante della protesta sindacale nel Miranese sull’articolo 18.

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