Estorsione, Carraro confessa e va agli arresti domiciliari

Fossò. L’imprenditore pizzicato con 10 mila euro ha ammesso di aver chiesto soldi alla Sielv ma negato di essere coinvolto negli spari contro l’azienda
Di Giorgio Cecchetti

Ha parlato, ha risposto alle domande e in parte ha ammesso. Ieri, il giudice veneziano Giuliana Galasso ha interrogato Vittorio Carraro, l’imprenditore arrestato dai carabinieri per estorsione, alla presenza del suo difensore, l’avvocato Stefano Marrone, e alla fine il magistrato ha convalidato l’arresto e gli ha concesso gli arresti domiciliari in considerazione del fatto che è incensurato e che ha confessato l’episodio per il quale erano scattate le manette. Carraro non ha potuto negare di aver telefonato a quelli della «Sielv» di Fossò, l’azienda che sta accanto alla sua ex carpenteria ora fallita, per farsi consegnare trentamila euro. Del resto i carabinieri di Dolo lo hanno «pizzicato» con una busta con diecimila euro che gli era stata da pochi attimi consegnata, si trattava della prima rata della cifra che aveva richiesto. Ha spiegato che non sapeva più come andare avanti a causa della chiusura della sua fabbrichetta e, dopo aver letto di quei otto colpi di pistola esplosi nella notte tra l’8 e il 9 luglio scorsi contro i furgoni dei vicini, ha pensato di ricavarci qualcosa. Ha decisamente negato di aver sparato lui o, comunque, di aver mandato qualcuno ad esplodere quei colpi di pistola. Ha aggiunto che si è inventato la storia della banda di albanesi guidata da vecchi elementi della malavita del Brenta. Insomma, solo fantasia, ma gli otto buchi sui furgoni ci sono e, anche per questo, i carabinieri continuano ad indagare.

Per settimane le utenze telefoniche di Carraro sono state tenute sotto controllo, ma gli investigatori non hanno registrato alcun colloquio che faccia pensare che l’imprenditore in crisi abbia un complice responsabile della sparatoria. A casa sua non hanno trovato armi e non hanno quindi prove neppure che sia stato lui a esplodere i colpi.

Carraro, insomma, avrebbe approfittato della situazione, almeno stando al suo racconto, inserendosi in una vicenda che lui non aveva innescato. Alla «Sielv», comunque, le uniche richieste di denaro ricevute sono quelle di Carraro, che ha ammesso di averle avanzate. Per ora, dunque, quei colpi di pistola restano un mistero, almeno fino a che i carabinieri non raccoglieranno qualche riscontro per poter sostenere che a sparare è stato Carraro, al fine di rendere più credibile la sua richiesta di danaro (come ritiene il pubblico ministero Giorgio Gava che ha chiesto la convalida dell’arresto), o davvero qualcuno che voleva imporre il pizzo o che non ha gradito l’acquisizione da parte di una multinazionale dell’azienda.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia