Estorsione al calciatore spunta un terzo nome

Dopo l’interrogatorio dei due accusati il giudice scarcera Michele Siega Bullo confessa e tira in ballo un’altra persona che avrebbe ideato con lui il raggiro
Di Giorgio Cecchetti

Uno degli arrestati, il 35enne Michele Siega di Cannaregio, difeso dall’avvocato Giorgio Pietramala, è stato scarcerato per insufficienza dei gravi indizi, mentre Stefano Bullo (47 anni di Mira), difeso dall’avvocato Barbara De Biaci d’ufficio, ha ottenuto gli arresti domiciliari grazie alla sua collaborazione. Queste le decisioni, ieri mattina, del giudice Roberta Marchiori, dopo gli interrogatori, nei confronti dei due sospettati di aver tentato un’estorsione nei confronti del calciatore del Mezzacorona. Ma spunta un terzo nome, colui, che ha pagato il motoscafo da 25 mila euro con due assegni poi risultati scoperti: a farlo agli inquirenti sarebbe stato lo stesso Bullo.

Quest’ultimo ha riferito innanzitutto di aver organizzato lui l’estorsione ai danni del calciatore, il quale aveva messo in vendita via internet la sua imbarcazione. Era stato contattato e si era poi incontrato con l’acquirente consegnandogli due assegni per il totale della cifra pattuita, ma non erano coperti. Qualche giorno dopo, il calciatore aveva ricevuto una telefonata: uno sconosciuto gli aveva spiegato che se voleva riavere il suo bel motoscafo doveva consegnare cinquemila euro. Dopo aver avuto una risposta positiva gli era stato dato l’appuntamento: avrebbe dovuto trovarsi al Tronchetto con i soldi e là sarebbe avvenuto lo scambio.

Con lui, però, c’erano gli agenti della Squadra Mobile e così erano scattate le manette ai polsi dei due veneziani. Bullo, però, ha raccontato al giudice Marchiori che l’amico Siega neppure era a conoscenza dell’intera vicenda e che era stato a lui a chiedergli il favore di accompagnarlo per condurre l’imbarcazione, visto che lui non possedeva la patente nautica. Bullo, durante l’interrogatorio, aveva già spiegato di non avere nulla a che fare con l’estorsione e aveva aggiunto di aver semplicemente accompagnato l’amico al Tronchetto: le versioni dei due hanno coinciso e il magistrato, non avendo trovato altri elementi per accusare Bullo, lo ha scarcerato, scrivendo che nei suoi confronti non ci sono prove sufficienti per accusarlo.

Bullo, invece, ha confessato, ma proprio per il suo atteggiamento processuale, non solo ha ammesso ma ha anche fornito particolari, ha ottenuto gli arresti domiciliari, pur rimanendo indagato per tentata estorsione.

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