Estorsione a Jesolo: quasi sette anni in tre

Erano accusati di aver minacciato e aggredito il titolare dell’hotel Blumarin. «Ho paura che tornino»

JESOLO. Condannato il mandante e anche i due esecutori delle minacce: ieri il giudice veneziano Alberto Scaramuzza ha accolto il patteggiamento per una pena di due anni e tre mesi di reclusione nei confronti di Domenico Panuccio, 30 anni di Carbonera, e di due anni nei confronti di Mario Iozzino, anche lui di 30 anni, di Resana, mentre ha condannato a due anni e mezzo l’albanese residente a Povegliano, Eni Koka, 28 anni. Il pubblico ministero di Venezia Roberto Terzo, che aveva coordinato le indagini, aveva contestati ai tre imputati la tentata estorsione. I fatti risalgono all’estate dello scorso anno.

Erano tornati in carcere il 18 luglio Panuccio e Koka, accusati di tentata estorsione di 10 mila euro ai danni dell’albergatore di Jesolo Gianfranco Semeraro: erano già stati arrestati il 9 giugno dai carabinieri di Aviano per un’analoga vicenda ai danni di un imprenditore nel settore dei lavori stradali. Il primo è ritenuto il “coordinatore degli esattori”, gruppo di esperti in arti marziali di cui faceva parte il secondo. Entrambi erano stati posti agli arresti domiciliari per la vicenda di Pordenone, ma poi era venuta a galla la vicenda di Jesolo ed erano nuovamente scattate le manette. Panuccio e Koka erano in carcere mentre era stato posto agli arresti domiciliari l’impresario Mario Iozzino.

L’albergatore jesolano, titolare del «Blumarin», aveva in atto una controversia con Iozzolino per alcuni lavori eseguiti nel suo hotel e contestati, controversia finita davanti al giudice civile. Il 28 maggio 2014, Semeraro sarebbe stato minacciato e malmenato nel suo albergo da Panuccio e Koka; altre pesanti minacce sarebbero seguite nei giorni successivi sempre da parte dei due. «Le mie paure sono soprattutto per la mia famiglia che vorrei sempre al sicuro», aveva raccontato l’imprenditore jesolano. Titolare di uno degli alberghi più noti del lido di Jesolo, che gestisce con la moglie, avrebbe voluto già in quei giorni gettarsi la vicenda alle spalle. La sua aggressione, davanti all'albergo, ha lasciato un segno profondo: «La mia paura è che possano tornare e anche più cattivi di prima», aveva commentato ancora sconvolto dopo l’arresto dei tre. «Il rischio è che queste persone siano punite e tornino in circolazione dopo pochi giorni. Questa è la situazione che viviamo in Italia ed è sotto gli occhi di tutti», aveva sostenuto. Ieri, invece, dopo appena otto mesi dal loro arresto, sono arrivate le pene alla reclusione. Tutto abbastanza in fretta, grazie al fatto che il rappresentante della Procura ha chiesto e ottenuto il rito immediato e per evitare il processo in aula i tre difensori hanno optato per i riti alternativi. Le pene di ieri vanno ad aggiungersi a quelle alle quali sono stati condannati per lo stesso reato a Pordenone.

Giorgio Cecchetti

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