Esposto per i derivati L’ex sindaco Moro querela la minoranza

SAN STINO DI LIVENZA. Segnalazione alla Corte dei Conti per il derivato stipulato sul mutuo della “Piaget”: l’ex sindaco Luigino Moro querela per diffamazione i consiglieri di opposizione Giuseppe...

SAN STINO DI LIVENZA. Segnalazione alla Corte dei Conti per il derivato stipulato sul mutuo della “Piaget”: l’ex sindaco Luigino Moro querela per diffamazione i consiglieri di opposizione Giuseppe Canali e Luca Vian.

Moro ha presentato la querela una settimana fa assieme agli assessori della sua giunta dell’epoca: Rita Zanutel, Adriano Anzanello, Patrizio Crosariol, Gianfranco Lazzer, Vittore Marcon, Massimo Pedron e Gino Segatto. «Abbiamo sempre agito correttamente», afferma Luigino Moro, «e siamo convinti che ciò sarà accertato anche dall’eventuale verifica della Corte dei Conti, per questo abbiamo deciso di ricorrere alla Procura della Repubblica per difendere la verità dei fatti, la corretta informazione dei cittadini e la nostra onorabilità». Il nodo del contendere è la delibera di giunta del 16 novembre 2006 con cui il Comune di San Stino ha ristrutturato un mutuo che aveva assunto nel 2004 per la costruzione della nuova scuola materna “Piaget”. Con la ristrutturazione, era stato stipulato uno strumento di finanza derivata, un derivato swap, per la copertura rispetto ad aumenti futuri del tasso d’interesse. «L’esposto dei consiglieri Canali e Vian», sottolinea Moro, «afferma falsamente che attualmente il Comune, tra restituzione del capitale e pagamento degli interessi, corrisponda ad Unicredit 350mila euro l’anno, a fronte del debito residuo in essere al 2006 pari a 1.890.000 euro, a tasso variabile e scadenza finale al 2024. La realtà, facilmente riscontrabile da chiunque, a maggior ragione da parte dei consiglieri comunali, invece è molto diversa, basta dire che l’esborso annuo a carico del Comune è ben inferiore alla metà dei 350mila euro indicati nell’esposto». I capigruppo di opposizione Canali e Vian avevano inviato a settembre un esposto alla Corte dei Conti contro l’amministrazione dell’epoca per “condotte illecite atteso che, con dolo o colpa grave, hanno stipulato operazioni in derivati rivelatesi oltremodo svantaggiose” e il responsabile finanziario dell’ente per “l’evidente anti economicità del contratto”, ma anche contro l’attuale amministrazione Cappelletto che non ha annullato l’atto in autotutela come richiesto dalle minoranze.

Claudia Stefani

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