«Esposto in Procura sulle occupazioni»
Assemblea affollata ieri mattina, i residenti aderiranno al progetto controllo di vicinato: vogliamo il rispetto della legalità
Agenzia Candussi, giornalista Chiarin. Assemble di quartiere in Quartiere Pertini Mestre.
«Noi operiamo nella legalità e vogliamo il rispetto della legalità. Ci restiamo fortemente aggrappati». Giorgio Rocelli scandisce le parole per farsi capire datutti: «C’è chi vorrebbe prendere le spranghe per farsi giiustizia da solo. Simili pensieri non trovano spazio in questa assemblea. Noi ci mobilitiamo per avere risposte e porre fine allo scaricabarile tra enti».
Quasi duecento persone sabato mattina si sono riunite nella sala del circolo Auser del rione Pertini per l'assemblea contro le occupazioni delle case pubbliche. I residenti, dopo l'ultimo episodio di occupazione di un alloggio Ater da parte di un gruppo di uomini che sabato notte hanno minacciato gli abitanti, usciti nel cuore della notte perché allarmati dai rumori che provenivano dalla strada, hanno deciso nell'assemblea, partecipata e ricca di interventi, di aderire al progetto di controllo di vicinato e di preparare un esposto da inviare in Procura. Contro l’atteggiamento delle società che erogano acqua, luce e gas e non si fanno problemi a far firmare i contratti agli irregolari che occupano, senza titolo, le case di Ater e Comune.
Nel rione Pertini una trentina sono gli alloggi, per lo più gestiti da Ater, sfitti e con porte e finestre sprangate. Una dozzina le occupazioni. «Le case sfitte vanno subito riassegnate e dai bandi vanno escluse quelle persone che hanno commesso reati contro il patrimonio come sono appunto le occupazioni. Finalmente questo principio entrerà nei bandi», ha ribadito ai cittadini il portavoce Giorgio Rocelli, riconfermato nel suo ruolo, per acclamazione. E per cominciare a difendersi dai prepotenti, i cittadini hanno detto di sì alla rete di controllo di vicinato, avanzando anche proposte inusuali. «Dotiamoci tutti di trombe da stadio e se vediamo occupazioni in atto, suoniamole per dare l’allarme in tutto il rione», propone un signore. «Costano al massimo 20 euro ma è una spesa utile come le sirene dell’acqua alta», ribadisce. Un altro prende la parola: «Fondamentale è non avere paura di allertare con una telefonata le forze dell’ordine. Non sono nemici, loro. Sono gli unici che ci possono aiutare», spiega tra gli applausi.
Tutti sanno che l’ultima occupazione, quella di sabato scorso attuata dal gruppo dei Levak, è stata poi sventata grazie all’intervento della polizia che ha convinto le donne lasciate nell’alloggio ad andarsene subito coi figli. Ma tanti rimangono con i loro timori. Perché quelle case sfitte fanno gola al “mercato” delle occupazioni abusive su cui qualcuno sicuramente sta lucrando.
«Non si vive più serenamente qui. Quando siamo arrivati 35 anni fa si stava bene, ora non vogliamo finire nel degrado come via Piave», raccontano. Il comitato reclama maggiore rispetto da parte di tutti, anche dagli italiani che non fanno la raccolta differenziata e «che agli abusivi passano le chiavi di portoni e garage».
Dopo l’assemblea di ieri il prossimo passo sarà un convegno con prefetto, questore e sindaco per arrivare ad ottenere garanzie per liberare le case occupate in tempi veloci e battere così il degrado.
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