Esposto del comitato No Gpl «Ci mostrino le autorizzazioni»
CHIOGGIA. Nuovo esposto del comitato No Gpl che chiede spiegazioni sulla regolarità delle autorizzazioni per l’utilizzo della stradina interna al porto per il trasferimento dei bomboloni e sull’interramento di un canale demaniale.
Le attività di contrasto del comitato proseguono. A giorni saranno svelati altri nomi di chi per primo si è assunto la responsabilità di non aver detto no all’impianto. Intanto ieri mattina, alcuni rappresentanti del comitato e l’ex sindaco Giuseppe Casson sono stati invitati dagli studenti dell’Istituto Cestari a dare informazioni sulla vicenda gpl. «È stato un bel momento di confronto», spiega il presidente del comitato Roberto Rossi, «I ragazzi ci hanno chiesto di saperne di più, segno che anche tra i più giovani c’è desiderio di capire cosa sta succedendo, come è successo martedì, quando siamo stati all’assemblea di istituto del Righi». Tra le ultime azioni del comitato c’è l’invio di un esposto-segnalazione al Comune, alla Capitaneria, al Consorzio di bonifica e alla Salvaguardia, per capire se la strada interna al porto, utilizzata per il trasferimento dei bomboloni dalla cinta doganale a Punta Colombi, sia stata autorizzata e da chi. «Non sappiamo quando sia stata ricavata questa stradina», spiega Rossi, «se sia stata collaudata e se ci fossero le autorizzazioni per chiudere un canale demaniale. I serbatoi ormai sono arrivati al cantiere, ma va chiarito comunque se il percorso utilizzato per farlo fosse del tutto regolare. Attendiamo le risposte dagli enti interpellati. Stiamo anche continuando l’analisi della documentazione perché vogliamo che tutti i nomi di chi ha aperto le porte della città all’impianto siano resi pubblici. Non stiamo dicendo che ci siano delle responsabilità di reato, ma quantomeno responsabilità etiche e morali».
Novità anche da Roma con un’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole del Psi Oreste Pastorelli, in cui si chiede al Ministero dello sviluppo economico di verificare di nuovo l’intero iter autorizzativo dell’impianto. Nel documento si ripercorrono tutte le tappe che hanno portato al cantiere della Socogas, ricordando l’ampliamento dell’impianto richiesto nell’aprile 2014. «Le quantità di sostanze pericolose trattate in questo stabilimento», scrive Pastorelli, «sono notevoli, per questo è stato classificato come stabilimento soggetto agli adempimenti del decreto 334 del 1999 (normativa Seveso) le cui finalità sono quelle di fissare azioni, misure e controlli per prevenire incidenti rilevanti. Alla luce delle preoccupazioni sollevate dai residenti e anche dell’ultimo ricorso presentato dal Comune, chiedo al ministro di verificare la legittimità di tutto l’iter per scongiurare, vista l’estrema vicinanza al centro abitato, rischi per la salute pubblica».
Elisabetta Boscolo Anzoletti
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