Esplosione in casa a San Stino: è morto anche Domingo Cusin

Era sopravvissuto all'esplosione di un ordigno bellico nel garage della sua abitazione in via Trentin dove era morto sul colpo l' amico Mauro Palamin, 60 anni anche lui di San Stino

Giovanni Cagnassi

SAN STINO. Il suo cuore ha cessato di battere nella serata di mercoledì 7 settembre all'ospedale di San Donà, dove era ricoverato dal 27 agosto.

Si è spento nel reparto di terapia intensiva il 48enne di San Stino Domingo Cusin.

Era sopravvissuto all' esplosione di un ordigno bellico nel garage della sua abitazione in via Trentin dove era morto sul colpo l' amico Mauro Palamin, 60 anni anche lui di San Stino.

Da quel pomeriggio di sabato 27 agosto, Cusin ha lottato tra la vita e la morte prima in rianimazione a Mestre e poi trasferito a San Donà sempre in coma.

Troppo gravi le lesioni riportate durante il disinnesco dell' ordigno. Lascia la moglie e due figli. Sconvolta la cittadina sulle rive del Livenza dopo questo secondo tragico lutto.

L’INCIDENTE

L’incidente è avvenuto sabato 27 agosto poco prima delle 17.30. Nella zona di via Trentin, ma anche in altre parti del paese, si era sentito un gran botto. I primi a intervenire con i sanitari del Suem sono stati i vigili del fuoco di San Donà e Motta di Livenza, che hanno portato all’esterno il ferito. Purtroppo, per Palamin non c’era più nulla da fare.

All’inizio si pensava a uno scoppio causato dal gas uscito da una bombola di gas. Quando i pompieri sono entrati nel garage si sono resi conto di quello che era successo. 

I due amici da anni facevano i recuperanti e hanno ceduto ordigni e altri cimeli ad amici e parenti. Molti quelli venduti, una volta resi inerti. Spesso li portavano in esposizione anche in provincia Udine dove c’è un mercato fiorente di questo materiale. La maggior parte di quello che portavano a casa, lo raccoglievano lungo il Piave, dove correva il fronte nella Grande Guerra. Lavoravano con metaldetector e banchetta. Una volta trovato l’ordigno, in teoria dovevano chiamare i carabinieri che davano il via alle procedure burocratiche, per poi iniziare le operazioni di bonifica dell’area del ritrovamento. Successivamente l’ordigno ritrovato dovrebbe essere distrutto dagli specialisti del Genio Guastatori dell’Esercito. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori,  Palamin è il suo amico non lo facevano.

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