Esami di guida taroccati. In due a processo per falso
MESTRE. Sono accusati di aver “taroccato” le carte di identità di sette loro allievi e di aver mandato qualcun altro - ben più esperto - a fare l'esame per la patente al posto loro, raggirando così la Motorizzazione civile. Ieri, il giudice veneziano Massimo Vicinanza ha rinviato a giudizio per falso materiale, ideologico e sostituzione di persona i titolari di due autoscuole della terraferma, Umberto Cavasin (59 anni, di Mira), titolare dell’Agenzia 2000 di Oriago, e Tommaso Bollettini (67 anni), titolare dell’Autoscuola Sprint di Marghera, che nel frattempo ha cambiato proprietà, ed altre tre persone. Il processo si farà l’1 dicembre prossimo davanti al Tribunale. Altri sei indagati, per i quali il pubblico ministero di Venezia, Roberto Terzo, aveva chiesto il rinvio a giudizio hanno patteggiato una pena di un anno alcuni e di sei mesi altri e sono usciti dal processo. Undici, dunque, gli indagati tra ideatori e beneficiati del raggiro contestato. C’è chi doveva rispondere di aver messo la sua faccia e la sua esperienza al servizio di quattro aspiranti patentati, sostenendo l'esame al posto loro in Motorizzazione (la sua pena è stata diminuita perché ha collaborato alle indagini, aiutando a comporre il puzzle dell'accusa). Hanno patteggiato anche i candidati che - secondo l'accusa - avevano scelto la “via facile” per passare l'orale. I sette episodi di carte d'identità contraffatte ed esami fasulli contestati agli imputati risalgono al 2011. A condurre le indagini era stata la sezione di polizia giudiziaria della Polizia stradale, coordinata dal pubblico ministero Terzo. Un'inchiesta che era partita nel 2010, in seguito ad un singolare episodio: una donna pizzicata a fare l'esame “radiocomandata” da un esperto all'esterno della Motorizzazione, con relativa fuga in auto. L'indagine ha avuto il suo cardine in una prima segnalazione inviata dal Direttore della Motorizzazione Civile di Venezia, Marco Angeletti. Alcuni ispettori della motorizzazione si erano resi conto che un giovane, nel giro di qualche mese, aveva sostenuto almeno due esami. Era stato riconosciuto da un'ispettrice. E con documenti uno diverso dall'altro. Le indagini hanno portato i poliziotti all'autoscuola di Oriago gestita da Umberto Cavasin, poi a quella di Marghera. Infine, alcuni di quelli che erano stati ormai riconosciuti e “incastrati” hanno deciso di collaborare, raccontando come funzionava il meccanismo e svelando altri nominativi.
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