Esami del sangue senza consenso, automobilista assolta

La ragazza era risultata positiva ai test di droga e alcol in ospedale a Dolo ma il suo legale ha contestato il metodo

Era uscita di strada con l’auto e, poco dopo, era stata trovata positiva sia all’alcoltest che al test sul consumo di stupefacenti. Insomma la ragazza guidava sotto l’effeto di alcol e droga. Per questo le era stata ritirata la patente e le era stata inflitta anche una condanna penale.

La giovane però B. R di Fossò è stata assolta giovedì pomeriggio dal giudice veneziano Irene Casol perché il fatto non sussiste. Il motivo ? I prelievi di sangue che hanno certificato lo stato di ebbrezza e il consumo di droga le erano stati fatti in ospedale a Dolo senza chiederle il consenso. I fatti risalgono all’estate 2013: la giovane automobilista ora 24 enne allora 22 enne tornando a casa da una notte brava con gli amici era sbandata e a ridosso del centro di Fossò era finita addosso ad un muretto di una abitazione.

Sul posto, allertati dagli automobilisti di passaggio, sono arrivati i carabinieri della Compagnia di Chioggia che hanno subito capito che la giovane era su di giri. La ragazza era stata portata in ospedale a Dolo dove gli erano stati fatti i prelievi senza però chiederne il consenso. I risultati del test erano stati chiarissimi: la giovane era alla guida sia sotto l’effetto dell’alcol che sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Per la giovane era così scattato il ritiro della patente e anche un segnalazione al Prefetto come consumatrice abituale di sostanze stupefacenti, con l’obbligo così di cure disintossicanti al Sert di Mestre.

La ragazza però nel corso dei processo penale a cui è stata sottoposta, si è ricordata che nessuno gli aveva chiesto il permesso di poterle fare i prelievi. Certo un suo rifiuto ai fini legali sarebbe stato equiparabile ad una ammissione di colpevolezza, ma la non richiesta, ha inficiato la procedura con un vizio d’origine. «Non si può procedere», spiega l’avvocato difensore della giovane Pascale De Falco, «in uno stato di diritto se non c’è il consenso di una persona a questi prelievi». Il giudice del Tribunale di Venezia Irene Casol in questo caso ha assolto la giovane perché il fatto non sussiste . Il fatto era tato certificato insomma da una procedura di accertamento non valida dal punto di vista giuridico. Il caso della giovane di Fossò, adesso potrebbe fare scuola . E tante persone che hanno avuto “ prelievi di sangue forzosi” da parte delle forze dell’ordine potrebbero ricorrere, e se ve ne fossero i presupposti, vedersi restituire la patente. (a.ab.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia