Erosione in laguna, le indagini del Cnr

Un nuovo studio dimostra l’evoluzione del fenomeno. Il direttore Trincardi: «Non abbiamo soldi»

Erosione in aumento. Correnti modificate, più veloci in entrata. Nuove buche sui fondali e buche precedenti che si approfondiscono sempre più. Una situazione drammatica, quella della laguna, denunciata dagli esperti. Gli imponenti lavori del Mose hanno accelerato le trasformazioni. E il monitoraggio promesso non arriva. Lo ammette anche il professor Fabio Trincardi, direttore del Cnr-Ismar di Venezia. Che denuncia come «a fronte di un decisivo aumento delle conoscenze sembrano venir meno i finanziamenti per i monitoraggi». Si interrompono dunque, dice Trincardi, «le serie storiche di dati idrologici e di trasporto dei materiali, indispensabili per comprendere le tendenze evolutive reali della laguna». La campagna di monitoraggio del Corila dopo la posa dei cassoni in calcestruzzo sui fondali della laguna è stata interrotta. «Nessuno l’ha voluta finanziare, e serviva proprio a verificare gli effetti delle opere», dice Trincardi.

Tutto questo proprio mentre le tecniche a disposizione del Cnr veneziano sono tra le più avanzate in Europa. Le profondità e lo stato dei fondali si analizzavano fino a poco tempo fa con tecniche piuttosto rudimentali. Un sasso legato alla corda, le canne da pesca. Adesso i sonar, gli ecoscandagli e strumenti sofisticati possono dare la fotografia reale di cosa succede sott’acqua, delle correnti aumentate e delle nuove buche.

Nei prossimi giorni il Cnr presenterà il suo ultimo rilevamento, frutto del lavoro di 25 tecnici e ricercatori. Una vera «fotografia» dei fondali lagunari che sarà presto pubblicata sull’Atlante della laguna. «Ma l’esame risale al 2013», dice Trincardi, e per avere un quadro della situazione e degli interventi necessari occorre andare avanti».

Pur in mancanza di carte storiche così dettagliate si possono ad esempio verificare alcuni fenomeni abbastanza evidenti. In bocca di porto di Malamocco, dove da sempre esiste una buca (detta «delle Ceppe») negli ultimi anni la superficie si è allargata. L’area di colore blu, dove la profondità sfiora i 50 metri – intorno a ciò che resta del molo ottocentesco, in parte demolito per far parte dalla conca di navigazione – è molto più ampia. Sul fondo del canale dei Petroli, osserva il direttore del Cnr veneziano, «sono comparsi trogoli erosivi di forma ellittica che potrebbero essere indotti da un processo di erosione in atto». Valutazione difficile, vista la mancanza di precedenti ad alta risoluzione. Ma nuovi casi vengono segnalati vicino a San Giorgio, in bacino San Marco (buca da trenta metri), sotto la lunata del Lido, davanti e dietro i «materassini» messi sul fondale per proteggere le paratoie. Fenomeni su cui Il Cnr vuole indagare.

Alberto Vitucci

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