Eroina gialla, da Mestre arriva al Bellunese

Lo prova l’ultima inchiesta della polizia. Bettin: «Linea dura contro la violenza della banda nigeriana»

MESTRE. L’eroina gialla da Mestre viaggia a rifornire le piazze dello spaccio di tutto il Veneto. Anche nel Bellunese, a San Vito, ne sono state accertate le mosse, con il lavoro dei poliziotti della squadra mobile insieme con quelli del Commissariato di Cortina e con l’ausilio dell’unità cinofila di Padova, che il 18 aprile, all’esito di una serie di perquisizioni delegate dalla Procura di Belluno (che hanno riguardato in particolare l’Ampezzano e Forlì) hanno indagato due “insospettabili” trovati a San Vito con una rilevante partita di stupefacente, un etto e mezzo di hashish comprato lungo via Piave, vicino alla stazione Fs e nella stessa occasione ecco saltare fuori la eroina gialla, che ha provocato già troppi decessi in Veneto, per overdose. Nel frattempo tra Mestre e Marghera continua l’allarme. «Ci sono giunte ancora allarmate, angosciate proteste e segnalazioni sulla prepotenza e la violenza connesse all’attività di spaccio che, tra via Piave a Mestre e via Ulloa e dintorni a Marghera, sui due fronti della stazione, viene esercitata a ogni ora del giorno e della notte dalla banda criminale nigeriana, che ora utilizza anche galoppini nordafricani e dai complici italiani (un paio dei quali, spacciatori della micidiale eroina gialla, arrestati in provincia nei giorni scorsi)», denuncia Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera. «È del tutto evidente, dalle testimonianze di tanti cittadini, dai video girati dal Comitato Marco Polo, dai reportage giornalistici, dalla stessa attività di polizia, che la situazione in quelle zone è troppo spesso fuori controllo e richiede interventi drastici e d’emergenza»,scrive il sociologo. «Bisogna colpire al cuore questa specie di mafia, colpirla come associazione, quindi aggravando i capi d’accusa; colpirla nel denaro, sequestrando i conti; nelle proprietà, requisendo negozi e alloggi trasformati in covi e centrali di spaccio; nell’agibilità, revocando permessi di soggiorno; nella libertà, cioè con tutti gli arresti necessari» . Una proposta di “linea dura”, quella di Bettin, che suggerisce di «mettere sotto controllo permanente, almeno per un periodo, i luoghi in cui oggi questa banda è padrona: non possiamo permetterci di perdere il controllo di parti di città (come l’area stazione, via Piave e adiacenze, via Ulloa e adiacenze, alcuni parchi, il sottopasso ciclopedonale)». Presidi permanenti, continua, affiancati ad una politica di prevenzione e gestione delle dipendenze, a partire dai servizi di strada e a bassa soglia. «Non possiamo più sopportare che Mestre sia la capitale italiana delle morti per eroina, una tragedia per la città, una vergogna per le istituzioni incapaci di reagire, come dimostra il minimo storico di personale e risorse a cui la Regione ha ridotto i servizi per le tossicodipendenze», è il suo appello finale.

Mitia Chiarin
 

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