«Ergastolo ai Sorgato, 16 anni alla Cacco»

Per il pm Falcone i due fratelli sono colpevoli di omicidio volontario premeditato. Pena ridotta alla tabaccaia di Camponogara

PADOVA. Sono colpevoli tanto da meritare l’ergastolo, il carcere a vita, per omicidio volontario premeditato. Anche se hanno scelto un rito alternativo che prevede, per legge, lo sconto di pena di un terzo. Sconto che il pm Giorgio Falcone ha calcolato sulla sanzione stabilita per l’ulteriore contestazione di soppressione di cadavere, lasciando così inalterato il “fine pena mai”. Ecco le richieste formulate ieri dal pm Giorgio Falcone nei confronti dei fratelli Freddy e Debora Sorgato accusati di aver ideato, pianificato e attuato l’assassinio dell’impiegata di Albignasego, Isabella Noventa. E per la complice di Camponogara, Manuela Cacco? Reclamati 16 anni e 8 mesi di carcere con lo sconto.

I ruoli. Secondo il pm, piena e totale la responsabilità dei fratelli nel delitto, pronti a costruire un castello di bugie. E a mettere a punto una serie di depistaggi anche con l’uso dei media. A costo di calpestare altre vite umane. È il 5 ottobre 2016 quando in un colloquio in carcere (intercettato) con due amici Freddy non esita a dire con sprezzo: «Sì... (Isabella) è morta... L’ho buttata nel Brenta... Cercate, controllate, guardate, annegate». Neanche 8 mesi prima, il 19 febbraio, era annegato nel Brenta il poliziotto-sommozzatore Rosario Sanarico, morto nell’inutile ricerca di un cadavere finito chissà dove.

Il contributo dei tre. Se a Cacco viene riconosciuto il concorso morale nell’omicidio materialmente eseguito da Debora («con quest’ultima la Cacco si impegna a convincere Freddy della necessità di eliminare Isabella», ha rilevato il pm nell’ultima fase della requisitoria, «e poi concorre nella premeditazione e nei depistaggi»), ben più grave (e alla pari) è considerato il concorso dei due fratelli nel reato. Senza Freddy, Debora non avrebbe ucciso. E viceversa. E, ancora, è stato Freddy ad attirare in trappola la vittima, organizzando la pizza insieme, accompagnandola a casa sua, recuperando il sacco dove infilare corpo e oggetti della sfortunata donna. In aula è stato rammentato «l’abberrante appello» pronunciato da Freddy attraverso i microfoni della trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto” 5 giorni dopo la scomparsa (anzi, l’omicidio) dell’ex fidanzata: «... Se mi stai guardando, Isabella torna a casa... che siamo tutti in pensiero». Con sottile ironia, il magistrato ha bollato il camionista-ballerino come un «fine umorista» quando nel memoriale, consegnato al giudice Tecla Cesaro il 9 maggio, a proposito della sfilata messinscena affidata alla Cacco travestita con il piumino di Isa, scrive: «Volevo vedere se qualcuno l’avvicinava per capire chi fosse». Ma se era già morta in un gioco erotico (è la sua difesa), che senso aveva tutto ciò? E perché conservare quel piumino?

L’ossessione. Freddy soffriva del fatto che Isabella, sapendo dei suoi tradimenti, l’aveva allontanato. Freddy, che dall’1 dicembre 2015 al 15 gennaio 2016 aveva dormito nella sua casa per 16 notti, l’aveva fatta pedinare da un investigatore. Il ritratto che ne è uscito? Quella di una donna tranquilla che accudiva la madre, usciva poco alla sera e aveva un unico uomo, Freddy. Nella sua vita solo tre relazioni: un lungo fidanzamento in gioventù, un altro duraturo legame sfociato nel matrimonio con Piero Gasparini e finito con un’amichevole separazione e l’ultimo rapporto con Sorgato. Isabella era pure l’ossessione di Debora. Nel settembre 2014 Isa va in vacanza in Egitto preferendo un’amica a Freddy. E la sorella di quest’ultimo, come una mamma, telefona al fratello Paolo Noventa per lamentarsi: «Basta... Tua sorella fa soffrire troppo mio fratello». Ancora, Isa era l’ossessione di Manuela Cacco, l’attuale amante del camionista che prima regge il gioco e partecipa al diabolico piano poi, a tragedia avvenuta, si rende conto che Freddy non è più di tanto interessato a lei, infine crolla e racconta tutto: è stata Debora a uccidere Isabella a colpi di mazzetta.

Il calcolo delle pene. «Pur incensurati, i fratelli Sorgato hanno dimostrato grande capacità a delinquere» ha concluso il pm Falcone, ricordando la loro volontà di far sparire il corpo. Un corpo che avrebbe potuto “raccontare” la verità del delitto: da qui il reato di soppressione di cadavere che, se punito con una pena superiore ai 5 anni, fa scattare la pena dell’isolamento diurno (proposto per 8 mesi) nel caso in cui sia applicato l’ergastolo (pena massima per l’omicidio premeditato). Per il calcolo della pena finale nei confronti della Cacco, il pm è partito dai 21 anni, il minimo per l’omicidio volontario; quanto alla premeditazione è caduta con il riconoscimento delle attenuanti generiche come la collaborazione e la condotta processuale. Altri 2 anni e 6 mesi per la soppressione del corpo, un anno e mezzo per stalking e simulazione di cadavere. Con la riduzione per il rito, pena finale di 16 anni e 8 mesi.

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