Eredità Ottolenghi: la lettera di Cortese
Gent.ma Signora
Dott.ssa Elisabetta Ottolenghi
Rispondo alla Sua lettera del 24 novembre scorso, indirizzata anche alla Nuova Venezia, alla quale, conseguentemente, comunico la presente.
1) Il dott. Eugenio Ottolenghi nel 1996 ha informato la Fondazione Querini Stampalia, cui aveva già elargito precedentemente una cospicua somma, di aver fatto testamento a suo favore lasciando la sua casa e una ulteriore importante somma di denaro. Aveva anche chiesto un incontro per perfezionare tale testamento intendendo lasciare anche la sua biblioteca. Io sono stato informato a decisioni già prese e gli ho chiesto di poter informare il Consiglio di Presidenza, visto che la cosa non riguardava la mia persona, ma l’Ente che presiedevo. La comunicazione al Consiglio avvenne nella seduta del 3 maggio 1996, e, su precisa disposizione del dott. Ottolenghi, ciò fu fatto senza citare il nome del donatore, che lui voleva mantenere nell’anonimato, impegnandomi anche a serbare in ogni modo la riservatezza verso chiunque circa queste sue intenzioni. Né io personalmente, né la Fondazione, abbiamo quindi mai ricevuto alcuna delega a “elaborare un faticoso testamento”.
2) La fatica, semmai, avvenne con l’esecuzione del testamento, dopo la morte, quindici anni dopo, del dott. Ottolenghi, allorchè Lei, assieme ad un altro erede, eccepì per vie legali la piena disponibilità da parte del testatore di una importante somma di denaro. La questione fu risolta con una transazione stipulata in data 1° febbraio 2013, con la quale Lei rinunciò alle Sue pretese e in cambio la Fondazione si accollò le imposte di successione di pertinenza degli eredi Ottolenghi. Con la medesima transazione si lasciò nella disponibilità Sua e di Suo fratello il complesso degli arredi e degli oggetti che il defunto aveva lasciato alla Fondazione, compresi quelli che Lei aveva provveduto a trasferire nella Sua abitazione del Lido durante il breve ricovero ospedaliero di Suo zio, dove infatti furono rinvenuti e inventariati dal notaio. In compenso la Fondazione ottenne il conferimento di tutte le carte di Adolfo, Carlo ed Eugenio Ottolenghi in possesso degli eredi, al fine “di costituire presso la Fondazione un fondo archivistico agli stessi intestato”.
3) Lei scrive che “non desidera neanche adesso a posteriori mettere in discussione la legalità del testamento”: ma allora perché lo scrive? Tenuto anche conto che negli atti a suo tempo da Lei sottoscritti sono contenute dichiarazioni ampiamente liberatorie tra le parti e nei confronti dell’esecutore testamentario.
4) Quanto alla biblioteca di Eugenio Ottolenghi, i volumi sono stati selezionati dai nostri bibliotecari con un paziente lavoro e verranno, una volta catalogati, progressivamente inseriti nelle nostre collezioni. Si tratta di circa 3.500 volumi, mentre il resto, circa 6.500, sono stati alienati perché si trattava di opere che risultano già in possesso della biblioteca, oppure non erano di alcun nostro interesse. Di questa procedura, corrente in ogni operazione del genere, da parte nostra come d’ogni altra biblioteca, era già stato puntualmente informato il dott. Ottolenghi.
5) Per ciò che riguarda il futuro Lei immagina che la Fondazione faccia strame delle carte e della corrispondenza privata di Eugenio Ottolenghi. Non so per quale malevolenza nei nostri confronti Lei abbia ritenuto di esternare questa ipotesi, in ogni caso Le lascio questa convinzione, mentre apprendo con sollievo dai nostri uffici che Lei dal 2011 non ha più rinnovato l’adesione agli Amici della Querini”. In conclusione mi spiace moltissimo che, a distanza di anni, Lei abbia ritenuto di offendere la nostra Fondazione, ma soprattutto di aver coinvolto il nome degli Ottolenghi, alla cui memoria noi abbiamo dedicato il Bosco di Mestre e due delle sale della nostra biblioteca, riconoscenti per ciò che hanno fatto nella loro vita e per ciò che tutt’ora rappresentano per la nostra città e per la Querini Stampalia. Proprio per preservare tale memoria ho sempre cercato di sopportare discretamente i faticosi e fastidiosi rapporti che ho dovuto tenere con Lei ma, purtroppo, ciò è stato vano. Fatta salva ogni eventuale iniziativa a tutela dell’onorabilità della Fondazione Querini Stampalia e delle persone che vi lavorano.
Marino Cortese
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