Eredità Chiap, tutto bloccato: beni difficili da gestire
VENEZIA. Un’eredità che all’inizio in molti avrebbero voluto ricevere, ma che adesso si sta rivelando molto impegnativa da gestire. Stiamo parlando della somma lasciata dalla signora Anna Maria Chiap al Patriarcato di Venezia, nella persona di Don Dino Pistolato, che ammonta a circa 10 milioni di euro liquidi e dai 25 ai 30 milioni di euro del valore complessivo dei beni.
Qualche giorno fa Andrea Gava, sindaco di Caneva, il piccolo comune in provincia di Pordenone dove era cresciuta e risiedeva la donna, ha richiesto attraverso la stampa una cifra per la manutenzione degli edifici dell’anziana, che stanno cadendo a pezzi, proponendo come Comune di compartecipare alla gestione dell’eredità. «Nessuno si è mai fatto sentire», risponde don Dino. «Io sono qui, se il sindaco mi vuole parlare potrebbe mandarmi una lettera o una mail e non rivolgersi direttamente ai giornali».
Nei giorni scorsi Gava ha detto di aver chiamato il Patriarcato, ma don Dino Pistolato afferma di non aver ricevuto alcuna telefonata. «Ho conosciuto Gava l’anno scorso in primavera», ha detto il sacerdote, «durante un sopralluogo a Caneva. Era in periodo di elezioni. Siamo rimasti d’accordo che, se fosse stato rieletto, si sarebbe fatto sentire, ma nulla di più. Fermo restando che io non vado in casa degli altri a dire cosa devono fare, sono qui sempre disponibile».
Secondo don Dino Pistolato il testamento, scritto il 5 settembre 2012, era così stringente da aver dovuto rivolgersi a un professore esperto di diritto per capire come interpretarlo. «Non possiamo fare nulla», dice da Venezia il destinatario del testamento, «non possiamo vendere le case, non possiamo affittarle e nemmeno abbatterle. Abbiamo già pagato oltre 100mila euro per sgomberare gli immobili dai rifiuti tossici accumulatisi all’interno. Ora, l’unico investimento che forse potremmo fare riguarda la casa padronale in centro a Caneva».
L’idea è quella di restaurare l’immobile e adibirne una parte a museo, dove esporre la documentazione lasciata dalla signora, morta il 12 agosto 2013. La donna aveva infatti molte mappe legate al territorio e altri testi sulla terra, suo grande interesse. Nell’altra parte dell’edificio potrebbero sorgere stanze per studenti, come voleva la signora con due lauree e allieva di Benedetto Croce. È a loro, in particolare ai più meritevoli ma poveri, che sono andati gli ultimi pensieri della Chiap e gli ultimi desideri testamentari che chiedono che i soldi ricavati dalle sue terre, vengano utilizzati per chi vuole studiare nel settore dell’agraria, ma non ha soldi.
Proprio qualche giorno fa il patriarca Francesco Moraglia e il rettore dell’Università Ca’ Foscari, Michele Bugliesi, hanno siglato un accordo per la prima borsa di studio con il nome di Anna Maria Chiap, realizzando la sua prima richiesta. Se su questo versante tutto sembra procedere, le difficoltà emergono invece sul fronte finanziario. In realtà c’è una frase nel testamento ambigua dato che Chiap chiede di «mantenere unita e di non vendere la mia proprietà in Caneva, di coltivare i terreni e di manutenere i fabbricati».
Un particolare, che potrebbe cambiare le carte in tavola e convincere il Patriarcato a dare i soldi che il sindaco chiede per rinnovare il suo paese: «Questa visione di sviluppo del territorio», ha detto Gava, «non può prescindere da una integrazione con il progetto e con le aree del lascito Chiap».
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