«Era un uomo speciale» ieri l’addio ad Aldo Tonolo

Mirano. Le testimonianze commosse della famiglia e di chi ha lavorato con lui «Aveva ancora tante cose da fare per la sua città». L’impegno per l’ospedale
MIRANO. «Un uomo speciale»: lo ricorda così, con una sottile lacrima che le scende sul viso e un’eleganza esemplare, Maria Francesca, la moglie di Aldo Tonolo. Ieri mattina nel duomo di Mirano si sono tenuti i funerali. Una cerimonia con molte persone, che ha lasciato spenti e tristi tutti, anche chi si era ritrovato nel piazzale per dargli un ultimo saluto. I volti della gente, le lacrime di chi lo conosceva bene e le lacrime di chi lo conosceva appena, perché – racconta la moglie – «appena lo conoscevi, ti conquistava». «Riusciva sempre a tranquillizzare tutti» , ha detto una donna con il volto in lacrime mentre guardava quel feretro andare via.


Una persona dai modi pacati, un signore d’altri tempi, la coscienza civica di Mirano, lo ricordano i cittadini. Aldo, che avrebbe compiuto 76 anni il prossimo 16 febbraio, studiava e si documentava su tutto. E basta entrare in quella casa di via Wolf Ferrari per capirlo. Libri, giornali, carte e documenti divisi per argomento. Come quella pila di fogli e manuali, sopra un tavolino che Aldo stava studiando per salvare gli ex Molini di Sotto, quello storico ed elegante rudere che dà sul fiume in centro a Mirano e per il quale lui aveva presentato un esposto ai vigili del fuoco. Ma tanti progetti Aldo aveva ancora in mente, e tante cose da fare per la sua città. Ma la vita, come ha ricordato ieri don Artemio che ha celebrato il funerale, inesorabilmente si scontra con la morte. Un annuncio di fede quello del parroco, che ha ricordato l’encomiabile impegno civico di Aldo. E poi una lettera, quella dell’amico d’infanzia Sandro Zara. «Una persona colta», lo ricorda la moglie con la figlia Maria Stefania, «che prima di parlare si documentava, studiava tutto e lavorava sempre. Seduto su quella poltrona scriveva. Chiunque avesse avuto bisogno di qualcosa, lui c’era».


Attivo per i problemi dell’ospedale di Mirano e della casa di riposo Mariutto, Aldo, a soli 28 anni, è stato uno dei dirigenti d’azienda più giovane d’Italia. Ma non un dirigente qualsiasi, come quelli che vendono camicie e non sanno di che colore sono i bottoni. Aldo si informava; entrato nella Piarottomobili a 18 anni, costruiva i mobili lui stesso, come racconta la moglie mostrando la libreria del salone color testa di moro, «sapeva anche quali pezzi di ricambio usare, come fissarli, come montarli». Sempre presente, in famiglia, con i figli, una persona che la mattina, prima di uscire di casa, salutava sempre la moglie con un bacio. Anche quel giorno, anche quell’ultimo bacio.


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