Era tornata a casa per partorire la piccola Farah

CHIOGGIA. «Non ho nulla da dire».Una sola frase, secca, seguita del clic del citofono che viene chiuso. Al civico 42 di via Vianelli, la villetta a schiera residenza chioggiotta di Federica Boscolo Gnolo, ci sono solo la sorella Flavia e il cane di famiglia. I genitori, Fabiano e Rosanna Tiozzo, sono volati a Londra a prestare aiuto a Federica. Era stata proprio lei a informarli della scomparsa della figlioletta, Farah, di appena due mesi, il lunedì precedente. L’accusa di infanticidio, nei confronti di Federica, ha stupito e lasciato nell'incredulità la città. Il sindaco, Giuseppe Casson, sintetizza il pensiero di tutti: «Speriamo che non sia vero», dice, «non conosco la famiglia ma mi auguro, soprattutto per loro, che si tratti di un equivoco, un’incomprensione». Ma la vicenda ha tinte troppo fosche, anche per l’inevitabile accostamento ad altri fatti di cronaca. E nessuno, nel piccolo quartiere residenziale, si sente di dire qualcosa. Le stradine e i giardini sono deserti, in tutte la case porte e finestre chiuse, tende tirate. Ai campanelli non risponde nessuno, tranne che per l'abitazione confinante con quella dei Gnolo, al civico 44. Ma anche lì l'unica risposta è «non so niente, non conosco nessuno». E come i vicini anche Flavia, infermiera al pronto soccorso dell’ospedale cittadino, abituata a fare i conti con il dolore delle persone, preferisce non parlare. Del resto era stata lei a mettere, sul suo profilo Facebook, la foto del cartellino identificativo della nipotina: «Mi chiamo Farah, sono nata il 22 novembre 2014 alle ore 23.55, peso grammi 2860, lunghezza cm. 50» e i messaggi di congratulazioni, per la zia e la mamma, erano arrivati in gran numero. Difficile reggere il confronto tra la felicità di allora e la costernazione di adesso. Un velo, però, aveva già offuscato il lieto evento: alla bambina Federica aveva dato il suo cognome, Boscolo Gnolo. Segno, probabilmente, di una separazione dal suo compagno. Il motivo della rottura sentimentale, al momento non è noto: forse difficoltà personali, forse incomprensioni familiari. Lui era mediorientale, come lascia intuire il nome dato alla bambina, ed era con lei, a Sottomarina, nei giorni precedenti il parto, come ricorda una signora che li aveva visti insieme qualche mese fa, quando lei aveva ancora il pancione. Federica, quindi, aveva voluto partorire a Chioggia, probabilmente perché, con la sorella che lavora in ospedale, le dava più sicurezza, perché la famiglia avrebbe potuto aiutarla subito dopo il parto. Farah e Federica, comunque, non erano rimaste molto a Chioggia. Poco dopo la nascita della bambina erano tornate a Londra dove la mamma lavorava, da un paio d’anni, alla reception di un albergo. Era lì che Federica aveva conosciuto il padre di Farah? Probabilmente sì. Lo lascia supporre il rapido ritorno nella capitale inglese, forse nel tentativo di ricostruire il legame spezzato. Un ritorno sfortunato, visto quello che poi è accaduto.
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