Era stata condannata a 24 anni e 6 mesi. Ma era innocente

MESTRE. Per l’omicidio dell’87enne Lida Taffi Pamio, l’inserviente del Fatebenefratelli Monica Busetto, allora 52enne, il 22 dicembre 2014, è stata condannata a 24 anni e sei mesi di reclusione dalla Corte d’assise di Venezia presieduta dal giudice Arturo Toppan.
Vennero sostanzialmente accolte le tesi dell’accusa portate avanti dal pubblico ministero Lucia D’Alessandro, che però aveva chiesto per la donna la pena massima, quella dell’ergastolo. Sono bastate poco più di due ore per i due giudici togati e i sei popolari per prendere la decisione: per omicidio volontario, aggravato dalla minorata difesa dell’anziana, l’imputata è stata condannata a 23 anni, quindi è stato aggiunto un altro anno per il furto della collanina, mentre l’accusa gli aveva contestato la rapina, infine è stata assolta dalla simulazione di reato.
Monica Busetto è rimasta impassibile durante la lettura della sentenza- Secondo la rappresentante della Procura nel processo, alla fine, è spuntata una «prova regina»: il Dna della vittima sulla catenina d'oro spezzata sequestrata in casa dell'imputata. Per il pm, sia la scena del crimine sia la collanina «sono parlanti», aveva spiegato nella sua requisitoria: avevano cioè fornito elementi per individuare la responsabile dell'omicidio. La catenina, secondo l’accusa, apparteneva all’anziana. L'imputata, anche nell'interrogatorio che aveva sostenuto in aula, aveva spiegato che la catenina doveva essere della sorella e che lei con il delitto non c’entrava nulla.
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