Era morto da quattro giorni il migrante trovato all’interporto

Portogruaro. L’autopsia conferma che il nordafricano è stato stroncato dalle esalazioni del mais Nessun segno di violenza sul corpo. Saranno le analisi del Dna a tentare di dargli un nome
DE POLO - DINO TOMMASELLA - PORTOGRUARO - CEERAL DOCK'S DI VIA DELLE INDUSTRIE
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PORTOGRUARO. Un corpo in stato di decomposizione, che non riporta segni di violenza, deceduto da almeno 4 o 5 giorni a causa di una probabile asfissia. Sono questi i dettagli emersi a seguito dell’autopsia eseguita mercoledì sera sul cadavere del migrante trovato senza vita martedì attorno alle 21.30 da alcuni addetti ai lavori alla Cereal Docks di Portogruaro, in località Noiari, vicino all’Interporto. L’esame autoptico è stato eseguito dal dottor Antonello Cirnelli, incaricato dalla Procura di Pordenone, nel centro di medicina legale di via Friuli.

La perizia si è svolta dapprima attraverso un esame esterno per comprendere se sul corpo vi siano state lesioni e la risposta, in questo senso, è stata negativa. Quindi l’équipe medica ha effettuato una Tac per risalire alla struttura genetica dell’uomo. Il terzo step ha previsto inoltre un ulteriore e accurato approfondimento di natura genetica con il prelievo di un campione che possa servire a perfezionare i contenuti sulle banche dati.

Il richiedente asilo, di circa 40 anni, di origine mediorientale/nordafricana e non del centro Africa, è deceduto quindi per una possibile asfissia da soffocamento, così come si era ipotizzato dopo i primi rilevamenti. La morte sarebbe sopraggiunta da almeno quattro o cinque giorni rispetto alla data del ritrovamento. Ancora ignote, al momento, le sue generalità, vista l’assenza di documenti d’identità e soprattutto lo stato di rinvenimento del corpo: la decomposizione avanzata sarebbe stata facilitata dal calore all’interno del container che trasportava le semenze, sommata alla lunga distanza di percorrenza durata più giorni in condizioni difficili. Letali potrebbero esser state le esalazioni provocate dal gas emanato dal surriscaldamento del vegetale, già nelle prime ore del viaggio. L’esito dell’autopsia è stato quindi trasmesso alla Procura di Pordenone, che martedì sera aveva aperto un’inchiesta e che ora potrebbe chiudere il caso.

La questione della rotta balcanica finirà infine sul tavolo del governo a Roma. «Questa tragedia», spiega l’onorevole del Pd Sara Moretto, «conferma purtroppo l’esistenza di una rotta balcanica che ha come punto di arrivo l’Interporto di Portogruaro e consente ai migranti, con enormi rischi per la loro stessa sopravvivenza, di raggiungere il nostro Paese. Non possiamo certamente ignorare questo fenomeno, che va bloccato potenziando i controlli anche da parte di chi deve preparare e poi sigillare i carri merce. Sto predisponendo una nuova interrogazione ai ministri degli Interni e degli Esteri». Il migrante sarebbe salito sul treno merci ancora in Serbia, anticipando i controlli in Croazia. Nell’altro vagone vi era un altro migrante, 25 anni, professatosi marocchino, inserito nel programma di protezione internazionale per richiedenti asilo e poi rilasciato.

Alessio Conforti

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