Era Manuela che perseguitava Isabella
PADOVA «Non so più cosa fare, mi sento seguita e perseguitata. Ho paura che la molestatrice arrivi a fare cose più gravi nei miei confronti». È il 21 giugno 2014 e Isabella Noventa si reca per la quarta volta al Commissariato Stanga per denunciare le persecuzioni subite. Da settembre 2013, periodo in cui è iniziata la sua storia con Freddy Sorgato, sono cominciate ad arrivare offese e minacce di ogni tipo. Alla fine le denunce fatte sono sei ma non c’è stato alcun provvedimento incisivo per placare chi la odiava. Anzi, in quell’occasione Manuela Cacco riuscì a beffare le forze dell’ordine. Convocata in Commissariato perché identificata come titolare della sim da cui partivano le invettive, disse di aver subito il furto ma di non averlo ancora denunciato. Per Isabella Noventa fu l’inizio della fine.
Procedimento andato a vuoto La prima denuncia risale al 14 novembre 2013, poi un’altra il 30 novembre, altre due il 9 gennaio 2014 e il 21 giugno 2014 e infine le ultime il 2 settembre e il 24 settembre sempre del 2014. La segretaria di Albignasego veniva bersagliata di telefonate fatte da una donna che le dava della poco di buono, la offendeva in modo volgare e le ripeteva allo sfinimento di essere cornuta. Nelle lettere, invece, la molestatrice rivendicava il suo amore per Freddy e la invitava a prendere le distanze per evitare ritorsioni. «Ormai vivo terrorizzata» dichiara in denuncia Isabella il giorno in cui riceve a casa un biglietto funerario. «Mi sono dovuta recare in pronto soccorso per l’agitazione e i medici hanno rilevato l’aumento della pressione e l’alterazione del battito». Isabella riesce ad annotare anche alcuni numeri di telefono, tra cui due utenze cellulari e un numero fisso della provincia di Venezia. Una delle sim è intestata a Manuela Cacco, la rivale in amore, ora rinchiusa in carcere con l’accusa di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. La Cacco, all’epoca, venne convocata al Commissariato Stanga. Sentita nell’ambito di quel procedimento confermò di aver avuto in uso quell’utenza ma nel momento in cui le vennero contestate le molestie, lei riferì di aver subito il furto del telefono e di non averlo mai denunciato perché sperava di ritrovarlo. Per lo stesso motivo venne convocata anche Elena Balan, proprietaria dell’altra sim. Quest’ultima ha sempre negato ogni addebito dicendo che sicuramente qualcuno aveva mandato messaggi a sua insaputa. Anche la Balan è una cliente del Relax Club, punto di riferimento per gli appassionati dei balli latino americani come Freddy Sorgato e Manuela Cacco. Gli accertamenti della polizia, all’epoca, si conclusero con un nulla di fatto. Oggi, alla luce di quanto successo, questo è un epilogo che pesa. Perché Manuela Cacco, colei che sosteneva di aver subito il furto del telefonino, è accusata di aver partecipato all’uccisione della segretaria di 55 anni di cui ancora si cerca il cadavere. Questo fa di Isabella l’ennesima vittima dello stalking. Una persecuzione forse sottovalutata delle autorità.
Villa sotto sequestro La confessione di Freddy Sorgato ha trasformato la sua sfarzosa villa di via Sabbioni 11 a Noventa Padovana nel luogo del delitto. Ed è per questo che sono comparsi i sigilli della Questura di Padova. Nessuno può più entrare lì dentro fino a che non saranno terminati tutti gli accertamenti. Nei giorni intercorsi fra i tre fermi e gli interrogatori davanti al gip, dalla villa è sparito il camion con cisterna utilizzato da Freddy Sorgato nell’ambito della sua professione di autotrasportatore. L’hanno portato via due colleghi di lavoro, aiutati dalla madre Dolores che ha aperto loro i cancelli. D’ora in poi lì dentro potranno entrare solamente gli investigatori per ultimare i rilievi. Con il cadavere che non si trova e un movente che non convince nessuno, la casa di Freddy Sorgato, esaminata da cima a fondo, potrebbe offrire ancora qualche spunto importante.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia