Entro l’anno il restauro del campanile di Zerman
MOGLIANO. Partiranno entro Natale, forse già durante il mese di novembre, gli urgenti lavori di restauro e miglioramento sismico del campanile di Zerman. Il parroco della chiesa di Sant’Elena Imperatrice, don Edoardo Cestaro, assieme agli architetti Renzo Prete e Stefano Bianchi, direttore dei lavori, ha annunciato ieri l’imminente avvio dell’intervento, atteso da più di tre anni.
«Siamo finalmente pronti a partire», spiega don Edoardo, «ma oltre al consolidamento del campanile è sempre più urgente anche una verifica delle condizioni strutturali della chiesa: in tre punti è già puntellata con ponteggi provvisori». A rendere particolarmente impellenti i lavori di messa in sicurezza, oltre al rischio sismico, è anche il grande valore storico, architettonico e artistico che il monumento ricopre per l’intero territorio moglianese: un bene collettivo da tutelare.
La chiesa di Zerman, le cui origini risalgono al Cinquecento, per secoli ha custodito una pala di Palma il Vecchio, “La Madonna in Trono”, che attualmente, dopo essere stata in mostra a Bergamo, è depositata precauzionalmente al Museo diocesano di Treviso. A questa mirabile opera rinascimentale si aggiungono quelle di Carlo Caliari (figlio del Veronese, che a sua volta firmò la Deposizione ospitata nel capitello retrostante alla chiesa) e del contemporaneo pittore russo Oleg Supereko. È un tesoro tanto nascosto e poco valorizzato dal punto di vista turistico, quanto a rischio dal punto di vista strutturale.
I costi di intervento sono molto alti: «Il consolidamento del campanile», spiega don Edoardo, «costa 120 mila euro. La nostra parrocchia beneficerà di un contributo straordinario della Cei, messo a disposizione dalla Curia di Treviso, di 50 mila euro, di donazioni private e per il resto dei lavori dovremo aprire nuove linee di credito. Ma si tratta di interventi che da soli, come comunità cristiana di Zerman, non riusciremo facilmente a sostenere». Quello del parroco è dunque anche un appello alle istituzioni e alla cittadinanza. Non è finita qui: per far tornare a suonare le campane sono necessari altri 40 mila euro. E ci si chiede, inevitabilmente, se sia opportuno ripristinare anche la cella campanaria, proprio mentre si fanno sempre più evidenti le crepe sulle arcate laterali e in cima all’abside. Desta preoccupazione pure il controsoffitto ligneo, innalzato durante i lavori di restyling del 1871 curati dall’architetto feltrino Giuseppe Segusini. «C’è dunque», conclude don Edoardo, «un effettivo interesse che le campane tornino a suonare? Su questo cercheremo di informare e sensibilizzare la cittadinanza».
Matteo Marcon
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