«Entro la fine d’estate arriverà il brand scarpa della Riviera»
STRA. «Entro la fine dell’estate il brand della calzatura Made In Italy della Riviera del Brenta sarà pronto e servirà a spazzare via le questioni legate alla presenza di laboratori clandestini cinesi certificando una volta per tutte la qualità della merce». All’indomani dell’ennesimo blitz contro i laboratori clandestini cinesi lo annuncia il presidente dell’Acrib della Riviera del Brenta Siro Badon. A rafforzare la sigla di un accordo per la realizzazione del Consorzio previsto per il prossimo 16 aprile, è l’inclusione nel progetto delle piccole aziende, soprattutto tacchifici e suolifici. «La realizzazione del nuovo Consorzio» spiega Badon «permetterà di presentarci sui mercati esteri e fiere della scarpa di fine anno con un’arma in più. Il prodotto Made in Riviera e i prodotti di chi aderirà al brand saranno certificati 100% come originali italiani e di altissima qualità. Siamo sicuri che ad aprile si arriverà a un accordo che spazzerà via gli effetti di un fenomeno (quello dei laboratori cinesi) che può far danni alla stragrande maggioranza delle imprese competitive, oneste e di altissima qualità della Riviera».
Il settore calzaturiero della Riviera conta 550 aziende per quasi 10 mila addetti. Intanto l’invito a far presto arriva anche dai sindacati, in particolar modo dalla Fictem Cgil. «Guardia di Finanza e carabinieri sono gli unici che stanno intervenendo seriamente nei confronti di aziende che lavorano non rispettando spesso alcuna regola» spiega il segretario provinciale Filctem Riccardo Colletti. In questo contesto si assiste a uno sfruttamento del lavoro che in un distretto come quello delle calzature della Riviera del Brenta, non si può più accettare. Fra qualche giorno avremo un incontro importante con Acrib, e spero che si faccia un accordo quadro serio che regolamenti, anche in termini punitivi, chi non rispetta le regole. Vanno incluse poi le circa 300 aziende piccole e medie (tacchifici e suolifici) che non possono essere lasciate fuori dal Consorzio della calzatura doc».
Infine un richiamo «a tutti gli imprenditori a combattere contro chi gli sta togliendo la terra da sotto i piedi. Fra gli imprenditori chi specula sul lavoro e sullo sfruttamento oggi potrà avere pochi euro in più e tirare avanti ancora un po’. Ma ci si deve rendere conto che questo sistema – il “modello di sviluppo” di Prato – è quello in cui lavoratori italiani e stranieri chiedono di lavorare in clandestinità proprio ai cinesi. In Riviera siamo ancora in tempo per evitarlo».
Alessandro Abbadir
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia