Enrico Zoppas, divorzio da 25 mila euro al mese

L’imprenditore a capo della San Benedetto aveva ottenuto uno sconto dai giudici di 2000 euro, ma l’ex moglie rivuole la cifra intera nonostante l’eredità ricevuta
ScorzŽ (Venezia): Zoppas amministratore delegato della S. Benedetto 12/6/2001 © Light Image studio Baschieri
ScorzŽ (Venezia): Zoppas amministratore delegato della S. Benedetto 12/6/2001 © Light Image studio Baschieri

Il Tribunale ha accolto la sua richiesta e gli ha fatto risparmiare duemila euro al mese, più di ventimila all’anno, una cifra considerevole per la maggior parte delle famiglie italiane, almeno in questo periodo di crisi, ma per l’imprenditore Enrico Zoppas (il cui cognome un tempo indicava uno dei marchi storici dell’industria degli elettrodomestici italiana ora passata nelle mani degli svedesi della Elecrolux), probabilmente sono spiccioli. Da tempo, con i fratelli Gianfranco e Renzo e con le sorelle Sara e Maria Teresa, si occupa di bibite essendo a capo di Acqua San Benedetto, il secondo produttore di acque minerali a livello nazionale. La moglie, però, la coneglianese Alda Panciera, quella decisione del Tribunale non l’aveva digerita e ha presentato reclamo alla Corte d’appello, così ieri i giudici della terza sezione civile presieduti da Maurizio Gionfrida hanno ascoltato le due parti. E la signora, alla quale l’ex marito, visto che sono divorziati da tempo, passa ora 23 mila euro al mese, cioè 276 mila euro all’anno, vuole invece tornare alla cifra precedente, quella di 25 mila euro al mese che il Tribunale aveva ritoccato. E per quei duemila euro in più al mese ha chiamato il più noto matrimonialista italiano, l’avvocato milanese Cesare Rimini, che ieri si è presentato nell’aula di piazzale Roma della Corte d’appello.

L’imprenditore si è affidato, invece, all’avvocato veneziano Roberto Bondì, che in primo grado aveva convinto i giudici del Tribunale ad approvare quello sconto di 24 mila euro all’anno per il suo cliente. Probabilmente non era stato difficile: durante la causa di divorzio di primo grado, infatti, la signora Panciera non aveva un lavoro e non risultava proprietaria di alcunchè. Dopo la morte del padre, anche lui imprenditore, però, le cose erano cambiate, così l’avvocato Bondì aveva chiesto e ottenuto una modifica delle condizioni economiche del divorzio. Il padre, infatti, aveva lasciato alla figlia Alda ben diciotto proprietà immobiliari, tra appartamenti e appezzamenti di terra, e inoltre una notevole cifra nei conti bancari, circa un milione di euro. Una salto notevole, che ha permesso ai giudici di primo grado di sostenere che per il suo mantenimento potevano bastare quei 23 mila euro al mese. Ieri, però, l’avvocato Rimini ha fatto ricorso a tutte le sue grandi capacità oratorie per spiegare ai giudici che quella decisione deve essere ribaltata e che la sua cliente deve tornare a ricevere almeno 25 mila euro al mese, così come aveva deciso inizialmente il Tribunale. I tre magistrati, Maurizio Gionfrida, Maura Caprioli e Patrizia Puccini, si sono riservati di decidere e depositeranno nei prossimi giorni la sentenza, decisa collegialmente.

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