Eni, interrogazione alla Camera sul piano dei tagli di Descalzi
MARGHERA. Dure prese di posizione dei sindacalisti dei chimici di Cgil, Cisl, Uil; scioperi e proteste dei lavoratori nei vari siti dell’Eni, a cominciare da quelli di Porto Marghera e Gela in Sicilia; interrogazioni parlamentari che denunciano i «colpi di spugna del nuovo vertice dell’Eni ad accordi già sottoscritti»; chiamate in causa del governatore del Veneto Luca Zaia e tanta preoccupazione che cresce di ora in ora tra i 600 dipendenti diretti delle società dell’Eni, ancora attive a Porto Marghera e dell’indotto, dopo la rotturadel negoziato a livello nazionale sul piano di ristrutturazione annunciato dal nuovo amministratore delegato, Claudio Descalzi.
Il timore è che il nuovo corso dell’Eni-– il cui azionista di riferimento è ancora il ministero dell’Economia - all’indomani dell’uscita di scena di Paolo Scaroni, voglia risanare i bilanci in pesante rosso delle società controllate (Syndial, Versalis e la Divisione Refining & Marketing) mettendo in discussione tutti i progetti sottoscritti e in parte già avviati per la riconversione «green» della raffineria e del cracking dell’etilene a Porto Marghera.
Il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella, ha presentato ieri un’interrogazione al ministero dello Sviluppo economico nella quale si dice stupito del «cambio così repentino di strategie industriali che, a distanza di pochi mesi, rischia di pregiudicare quegli importanti segnali di rilancio dell’area di Porto Marghera ponendo a rischio centinaia di posti di lavoro diretti nonché dell’indotto». Con la sua interrogazione Martella chiede al ministero di «conoscere se e quali iniziative il governo intenda assumere per scongiurare la chiusura dei due impianti di Porto Marghera (il cracking di Versalis e la bio-raffinazione appena riconverita), assicurando invece il prosieguo degli investimenti che erano stati annunciati solo pochi mesi fa e che assicuravano un futuro produttivo agli impianti di raffinazione anche attraverso politiche di riconversione e investimenti nella chimica verde».
Il consigliere comunale ed ex dipendente di Eni, Antonio Cavaliere, dal canto suo ha scritto una lettera al governatore del Veneto, Luca Zaia, in cui gli ricorda di aver firmato lui stesso pochi mesi fa, insieme all’allora amministratore delegato Paolo Scaroni, accordi precisi per la riconversione di Porto Marghera alla chimica e ai combustibili verdi. «Zaia non può stare alla finestra a guardare mentre si buttano al vento accordi sottoscritti e soldi già investiti, come quelli spesi per il primo step della bioraffineria», scrive Cavaliere chiedendo la convocazione del Tavolo per Porto Marghera. «Zaia è il governatore del Veneto, deve e può fermare i nuovi vertici dell’Eni che vogliono azzerare la presenza a Porto Marghera e in tutto l’Alto Adriatico».
Intanto i sindacati veneziani dei chimici aspettano il coordinamento nazionale dei delegati di base di Eni per programmare nuove iniziative di lotta - dopo i due giorni di sciopero al cracking di Versalis già fatti - per costringere l’Eni a tornare sui suoi passi. Secondo Massimo Meneghetti dei chimici della Cisl « ci sono molte (dis)informazioni queste ore rispetto a quanto è emerso nell’incontro con Descalzi e per questo è utile attendere il 18 luglio per conoscere i dettagli dei piani dell’Eni ed evitare così la diffusione di notizie non veritiere».
Anche Riccardo Colletti dei chimici della Cgil, sostiene che «dalle dichiarazioni lette sui giornali, non si capisce se l’Eni intende rispettare i passi fatti a Porto Marghera e soprattutto il piano degli investimenti per creare la nuova chimica». Cristian Tito dei chimici della Uil è sulla stessa linea a avverte: «I lavoratori sono stanchi di essere presi in giro, la parola data da Eni va mantenuta, ora il Governo faccia chiarezza».
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