Enerambiente, dietrofront Revocato il fallimento

MESTRE. La Corte d’appello di Venezia ha clamorosamente ribaltato la decisione dei giudici del Tribunale di Napoli e di quelli del Tribunale di Venezia e ha revocato il fallimento della società di Stefano Gavioli «Enerambiente». Non solo: ha rispedito gli atti ai giudici del Tribunale lagunare, «per la prosecuzione della procedura del concordato preventivo». La decisione della Corte (presidente Vittorio Rossi, relatore la giudice Daniela Bruni), che ha accolto le tesi dell’avvocato Mauro Pizzigati per conto del commercialista Paolo Bellamio e dell’avvocato Giancarlo Tonetto (entrambi imputati sia nel procedimento di Catanzaro sia in quello di Napoli), mette in discussione alla radice non solo la decisione dei giudici del Tribunale civile di Napoli, che nel 2012 avevano dichiarato il fallimento di «Enerambiente», ma pure quelli della Procura del capoluogo campano che avevano arrestato l’imprenditore Gavioli e i professionisti mestrini a lui legati anche per bancarotta fraudolenta. Senza fallimento, naturalmente, non può essere contestato il reato di bancarotta.
Contro quella decisione avevano subito presentato ricorso davanti alla Corte di cassazione, i giudici del Tribunale civile lagunare, che alcuni mesi prima avevano accolto la richiesta di concordato preventivo avanzata dall’avvocato Tonetto per conto di Gavioli. Dopo un anno, la Cassazione aveva dato ragione ai giudici veneziani, affermando che erano loro competenti a procedere e non Napoli. Così, nella scorsa estate i fascicoli erano arrivati a Venezia da Napoli e il Tribunale lagunare aveva ripreso in mano la complicata vicenda «Enerambiente», ma confermando il fallimento già deciso a Napoli e nominando la commercialista mestrina Federica Candiotto, che già era stato nominata commissario giudiziale per il concordato preventivo, in qualità di curatore fallimentare. Ora la Corte d’appello, accogliendo la tesi dell’avvocato Pizzigati, sostiene invece che i giudici veneziani devono riprendere in mano la vicenda, partendo però dal concordato preventivo. Solo se non andasse in porto il salvataggio o la vendita dell’azienda, sulla base della relazione della dottoressa Candiotto, il Tribunale potrà dichiarare il fallimento, ma non semplicemente sulla base della decisione dei giudici di Napoli.
Proprio cinque giorni fa il giudice di Catanzaro aveva rinviato a giudizio Gavioli, Tonetto e Ballamio, oltre ad altri dodici indagati, che dovranno rispondere davanti al Tribunale calabrese di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale e al disastro ambientale.
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