Emergenza zecche, vademecum per evitare disagi e pericoli

VENEZIA. «Nel mio ambulatorio vedo un caso la settimana di persone punte da zecca». Ilaria Mattei, medico chirurgo specializzato in dermatologia, esercita a Mestre, la sua città natale, ma anche a Belluno e Agordo, le zone più ad alto rischio per i morsi di zecche. Nei giorni scorsi l’Usl 1 ha suonato l’allarme, perché i parassiti salgono in quota, gli animali di contro talvolta se ne scendono in cerca di cibo e quest’anno, all’ospedale San Martino di Belluno, sono stati curati già due casi di Tbe, ossia encefalite da morso di zecca, nell’unità operativa di Malattie infettive. Tanti veneziani hanno casa proprio nel bellunese e i bambini spesso vanno in gita sulle montagne a noi più vicine, ma anche più a rischio.
Dottoressa, aumentano i casi, aumentano le punture. Conferma questo trend?
«Nel mio ambulatorio vedo almeno una persona a settimana punta da zecca. Specialmente tra Belluno e Agordo è comune essere morsi. Attenzione, però, venire punti non significa essere necessariamente infettati, avere la cosiddetta borrelliosi o malattia di Lyme, che a livello della cute si manifesta con un eritema migrante. Non tutte le zecche, infatti, sono infette e non tutte contraggono malattia».

Cosa significa?
«Che la zecca comunemente detta può contrarre la malattia morsicando un animale vettore. Prima di diventare adulta, inoltre, ha altri due stadi, larva e ninfa»
Vede più casi di adulti o bambini?
«Entrambi».
Vero che le zecche saltano?
«No, semplicemente dipende dall’altezza diversa dei fili d’erba dove vivono».

Cosa si deve fare se ci si reca in ferie in zone a rischio?
«Per prima cosa ci sono delle misure a carattere personale da prendere, nel senso che quando ci rechiamo nelle zone boschive o nelle zone montane nelle nostre Dolomiti, bisogna cercare di proteggersi il più possibile, portare abbigliamento adatto: cercare di non avere aree di pelle scoperta nel metro di gamba inferiore, è quella la zona che colpiscono facilmente, portare dunque calzettoni pesanti, scarponi e pantaloni adatti».
Se si viene punti?
«Innanzitutto dico sempre di non allarmarsi nel momento in cui vediamo una puntura di zecca, certo bisogna tenerne memoria e recarsi a un punto di soccorso, da una guardia medica, un medico di base piuttosto che al pronto soccorso oppure estrarla cercando di non fare uso - come si utilizzava in passato - di strumenti lubrificanti, come olio, paraffina o benzina»
Come mai?
«Si potrebbe fare peggio, perché il batterio che infetta la zecca (l’artrpode), è nel proprio intestino, nel momento in cui io vengo morsicata al massimo può rimanere incastrato il rostro, che è la punta, la morsicatura vera e propria della zecca, ma quella non può essere infetta. Invece, nel momento in cui faccio uso di prodotti alchemici, rischio che la zecca stessa vomiti il contenuto del proprio intestino dove risiede il batterio della borrelia e fare peggio»
Quali sono i sintomi della sindrome di Lyme o borrelia?
«L’eritema migrante, dei cerchi rossi che possono essere molto grandi, ma anche dei noduli nel padiglione o ne lobo dell’orecchio. Altra cosa se la zecca è infetta».
Come devono comportarsi i genitori che mandano i figli con gli scout in montagna?
«Ricordando che il vaccino non è contro la borrelliosi ma contro il virus che può causare la meningo encefalite da zecca, il mio consiglio è quello di vaccinarsi. Ci sono dosi pediatriche, dosi per adulti e il vaccino consta di tre appuntamenti. È consigliato perché a quel punto rischio di più del semplice eritema migrante, ossia della semplice infezione curabile con un antibiotico sistemico. La problematica diventa maggiore perché avviene a livello del sistema nervoso, delle guaine, dei rivestimenti stessi del sistema nervoso».
Dunque è sempre meglio vaccinarsi?
«Sì. Certo se non si hanno allergie e se si ha ovviamente l’anamnesi positiva per questo tipo di vaccino».
Come comportasi se non si è sicuri di essere stati morsi dalla zecca ma si nota un certo malessere?
«La borrelliosi potrebbe determinare una sindrome simil influenzale. Il consiglio è andare da un medico preparato sull'argomento. Ovvio che non tutte le cefalee, non tutte le algie possono ricondursi al morso della zecca, ma neanche sottovalutarlo».
Come mai, secondo lei, ci sono tanti casi?
«Perché giriamo di più, ma ci spogliamo anche di più. Mio nonno non andava mai in montagna senza scarponi e calzettoni spessi. Forse anche per via delle temperature e perché alcuni animali scendono in cerca di cibo».
Si pensa che ci siano alcuni animali responsabili delle zecche, come le pecore. Vero?
«Gli animali sono solo dei vettori»
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