Emergenza turismo a Venezia, Franceschini: «No al numero chiuso»

VENEZIA. Contrario a fissare un numero chiuso di visitatori per un’intera città, ma favorevole a stabilire un tetto per alcune zone o monumenti più fragili. Si può sintetizzare così il Franceschini-pensiero sul tema di come affrontare quella vera e propria emergenza che quest’estate gremita di visitatori come mai prima ha riportato in auge: servizi pubblici insufficienti, viabilità spesso impossibile nel pigia-pigia della folla. Massa che, con i grandi numeri, porta con sé non solo sempre più disagi e spese per i servizi pubblici, ma anche un crescente numero di maleducati, con le loro intemperanze talvolta burlone (i bagni in canale o i pic nic in riva al Molo), talvolta molto pericolose per sé e per gli altri (se ci si tuffa dal Ponte di Rialto finendo su un taxi) , talvolta insostenibili (come chi trasforma in orinatoi calli, canali, persino il bacino di San Marco).
«Immaginare città a numero chiuso è un po’ difficile, perché per definizione le città sono luoghi aperti, che devono vivere», commenta il ministro per i Beni culturali e il Turismo Dario Franceschini, incalzato dalle domande dei giornalisti, nel corso delle sue giornate veneziane alla Mostra del cinema, «ma si possono immaginare delle forme di regolamentazione degli accessi: ad esempio su Ponte Vecchio a Firenze non ci possono stare contemporaneamente milioni di persone. So che il sindaco Brugnaro sta lavorando ad alcune ipotesi».
Il ministro - al Lido per presentare la nuova iniziativa Cinema2Day: per sei mesi, dal 4 settembre ogni secondo mercoledì del mese l'ingresso al cinema per tutta la giornata costerà due euro (5 per i film in 3d) - sul tema del turismo non vuole sentire parlare di numero chiuso tout court, svicola con un sorriso se gli si domanda un parere sul “Daspo per i maleducati” proposto dal presidente della Regione Luca Zaia, ma rispolvera il vecchissimo tema degli “itinerari alternativi”.
«Siamo facendo un lavoro strategico sul piano del turismo che punta a migliorare il modello di turismo internazionale che arriva in Italia», risponde il ministro Franceschini, «non cerchiamo il turismo mordi e fuggi, che non consuma, che passa senza lasciare ricchezza, ma un turismo che cerchi l'eccellenza, la qualità, che rispetti la fragilità dei nostri luoghi dell'arte. Significa milioni di persone, ma in un turismo sostenibile compatibile con la bellezza delle città italiane. Puntiamo ad avere un turista che non viene in Italia solo per cercare la bellezza del Ponte di Rialto, Ponte vecchio o la Fontana di Trevi, luoghi simbolo nel mondo, ma la cerchi anche in luoghi meno conosciuti. Anche Venezia è così. Ci sono luoghi icona ma anche altri strepitosi meno noti, come il Lazzaretto, che ho visitato stamattina, con potenzialità enormi di crescita e di distribuzione del turismo».
Questioni delle quali si parla da decenni, ma che non hanno mai sortito effetto efficace: tutti vogliono andare in piazza San Marco se vengono a Venezia, poi magari andranno anche a San Pietro di Castello, ma passeranno comunque sul ponte di Rialto. Tutti e sempre di più.
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