Emergenza sfratti nove casi su dieci in comune di Venezia
Padri di famiglia separati e finiti in mezzo a una strada, ultra quarantenni rimasti senza un lavoro ma con un affitto da pagare, famiglie svantaggiate che da un giorno all'altro si trovano chiuse fuori dal proprio appartamento, le serrature cambiate in un blitz mentre erano a fare la spesa: le situazioni di sofferenza abitativa sono ormai diventate comuni. In un simile scenario si moltiplicano ogni anno i casi di "morosità incolpevole", ovvero di inquilini impossibilitati a pagare il canone mensile a causa di imprevedibili e improvvisi cali di reddito (separazioni, perdite di impiego, cassa integrazioni, malattie, eventi tragici).
Protocollo.. Per fornire un aiuto concreto a queste categorie ieri mattina, nella sede della Prefettura a Ca' Corner, i rappresentanti del Comune di Venezia, Curia Patriarcale, Tribunale Ordinario, Corte d'Appello, ordine degli Avvocati, sindacati e associazioni di affittuari e proprietari hanno firmato un nuovo protocollo d'intesa finalizzato ad assistere queste persone, possibilmente precedendo gli avvisi di sfratto e riuscendo così anche ad alleggerire il carico burocratico degli uffici dell'amministrazione e della magistratura.
I numeri. Le cifre parlano da sole: nel 2015 in tutto il territorio sono state registrate ben 3.122 richieste di provvedimenti esecutivi e 691 sfratti effettivamente portati a termine; i dati seguono da vicino quelli del 2014 (3184 richieste e 549 provvedimenti eseguiti), ma è andando a confrontare le cifre dell'intera Città metropolitana con quelle del solo capoluogo che si ricava la dimensione strettamente locale del fenomeno: l'anno scorso, solo tra laguna e terraferma, gli inquilini con un contenzioso aperto erano 2989, quelli effettivamente messi alla porta 643. In pratica nove morosi su dieci risiedono nel Comune di Venezia. Il nuovo accordo prende le basi dalla legge del 2013, ma cerca al contempo di superarla, ampliando le casistiche e soprattutto anticipando la notifica di sfratto.
Gli interventi possibili. In concreto, nel corso di un primo anno di sperimentazione, l'amministrazione si impegna a mettere a disposizione risorse proprie (attingendo principalmente ai 160mila euro che Ca' Farsetti destina alle sofferenze abitative di ogni tipo), cui si aggiungono 50mila euro messi a disposizione dalla Diocesi, per aiutare chi non si può più permettere l'affitto. Bisognerà risiedere nel territorio comunale da almeno tre anni, presentare un reddito Isee di massimo 14mila euro e aver accumulato una morosità pregressa non superiore alle dodici mensilità; le famiglie che accederanno alla sperimentazione potranno ricevere fino a 5 mila euro, che diventeranno 7 mila in caso di stipula di un contratto di locazione ex novo a canone concordato e questi soldi serviranno a coprire al massimo il 30% del nuovo canone per un anno. Le associazioni di categoria, invece, avranno il compito di mediare tra inquilini e proprietari per abbassare almeno del 15% la quota mensile.
Giacomo Costa
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